"Stefan" stava urlando, tentanto di farsi sentire.
Il fragrore era diventato insopportabile, come se lo stesso tessuto spazio-temporale si stesse squarciando.Stefan sentì le mani di Elena strappate a forza dalla sua stretta. Con un grido disperato allungò la mano per riafferrarla, inutilmente. L'oscurità lo avvolse e lo trascinò con sè.
"E' mezzanotte e io devo andare"
Bonnie capì immediatamente, da come pronunciò quell'"andare", che non si riferiva a qualcosa di momentaneo. "Andare" voleva dire per sempre. Elena stava andando in un luogo che non si poteva raggiungere nè in trance nè in sogno. E anche Stefan lo sapeva.
"Ancora qualche minuto" disse, tendendole la mano.
"Mi spiace.."
"Elena, aspetta..devo dirti.."
"Non posso!" Per la prima volta la serenità scomparve da quel volto luminoso, lasciando il posto non solo a una dolce tristezza, ma a una pena straziante.
"Stefan, non posso aspettare.Mi dispiace così tanto."
Era come se qualcosa la trascinasse indietro, risucchiandola in una dimensione che Bonnie non riusciva a vedere.Forse lo stesso luogo in cui era andata Honoria una volta esaurito il suo compito.Per riposare in pace.
Ma dagli occhi di Elena non traspariva alcuna pace.Erano incatenati a Stefan. Allungò una mano verso di lui, in un ultimo disperato tentativo.MA non si toccarono.Ovunque Elena si stesse ritirando, era troppo lontano.
"Elena..ti prego!" Era la voce con cui Stefan l'aveva chiamata nella sua stanza.Come se il suo cuore si stesse spezzando.
"Stefan" gridò Elena, tendendo entrambe le mani per raggiungerlo.
Ma la sua figura si stava assottigliando, svanendo.
Non era giusto.Non avevano desiderato altro che vivere insieme.
"Stefan", lo chiamò ancora Elena, ma la voce giunse da una grande distanza.La luminosità era quasi scomparsa. Poi,davanti agli occhi pieni di lacrime di Bonnie, si spense.
Sulla radura calò dinuovo il silenzio.
Bonnie sapeva che il viso bagnato di Stefan non era dovuto alla pioggia che continuava a cadere.
Fermo in piedi,respirava a fatica,con gli occhi fissi là dove si era spenta la luce di Elena.E tutto il desiderio e il dolore che a volte Bonnie aveva intravisto sul suo volto, erano niente a confronto di quel che vi leggeva ora.
"non è giusto!" mormorò Bonnie.Poi lo gridò al cielo, senza pensare a chi fosse rivolto."non è giusto!"
Stefan respirava sempre più affannosamente.Anche lui sollevò il viso al cielo, non con rabbia, ma con un intollerabile dolore.Gli occhi scrutarono le nuvole, in cerca di un'ultima traccia di luce dorata, di una scintilla di splendore.Inutilmente.Uno spasmo gli attraversò il corpo e il grido che lanciò fu il suono più spaventoso che Bonnie avesse mai udito.
"ELENA!"