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Mi disse che era rimasta troppo delusa dagli uomini per innamorarsi di nuovo.
<<purtroppo tutti commentiamo degli errori, è nella natura umana... così come è nella natura umana amare.>>
l'alcol mi rende più filosofico del solito, dovrei smettere di bere
Posai il bicchiere sul tavolino che avevo di fronte a me.
<<siamo esseri fragili, è più forte di noi il cadere sempre negli stessi errori, non impariamo mai la lezione>>
La vidi continuare a rigirare il bicchiere tra le mani
<<in fondo questo è vivere non trovi?>>
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Le sue parole mi fecero riflettere.
Da quando mi ero incarnata in quel corpo umano non avevo fatto altro che trascinarmi durante il corso dei secoli, stando il più lontano possibile dagli umani e non facendomi coinvolgere nelle loro faccende, troppo delusa da come ci avevano abbandonati e si erano dimenticati di noi.
Avevo condotto un'esistenza vuota e priva di emozioni, interessandomi esclusivamente alla ricerca di quei pochi vestigi del mio antico splendore, ancorata al passato.
Ero stata venerata come la dea dell'amore, ma ormai non ricordavo più quand'era stata l'ultima volta che avevo provato qualcosa che si avvicinasse anche solo lontanamente a quel sentimento.
Almeno fino a quando non avevo messo piede a Littoria.
Forse era quella città di per sè ad avere qualcosa di speciale, o magari il fatto che fosse popolata da innumerevoli creature sovrannaturali, ma dopo secoli finalmente un nuovo bagliore si era acceso in me, risvegliando il mio interesse.
O forse era solo colpa dell'alcol!
< Credo che l'alcol ci abbia fatti diventare troppo riflessivi e filosofici!>
scherzai poggiando il mio bicchiere per alleggerire un po' la seriosità che aveva preso la nostra conversazione.. -
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Anche lei constatò che l'alcol stava prendo il sopravvento sulla nostra conversazione, e temevo che se avessimo continuato così, probabilmente avrebbe preso il sopravvento anche sulle mie azioni.
Proprio mentre cercavo un pensiero che avesse su di me l'effetto di una doccia fredda sentii un rumore molto forte provenire fuori, dalla strada.
<<hai sentito? Cosa è stato?>>
Mi alzai e andai verso la finestra più vicina, aprii la finestra per osservare e ascoltare meglio
<<ho un brutto presentimento!>>
Vidi un ragazzo che camminava barcollando, aveva una mano sulla testa, sanguinava.
<<sta succedendo qualcosa di brutto>>. -
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Un rumore sordo interruppe la nostra conversazione.
<<hai sentito? Cosa è stato?>>
chiese Dylan alzandosi e avvicinandosi ad una finestra. Lo imitai, portandomi al suo fianco, e mi sporsi sul davanzale. Dall'attico non si vedeva molto bene, la strada si trovava diversi metri più in basso, ma sembrava che qualcuno stesse barcollando e che fosse ferito.
<<sta succedendo qualcosa di brutto>>
Mi voltai verso di lui, i nostri volti vicinissimi. In un attimo sembrava che l'effetto dell'alcol fosse svanito, trasformandolo in un perfetto agente di polizia, serio e inflessibile.
< Precedimi pure, mi cambio e ti raggiungo immediatamente.>
dissi prima di abbandonare il salotto ed entrare nella mia camera da letto. Il vestito che ancora indossavo dalla serata a teatro non era l'ideale per correre in strada a soccorrere una probabile vittima di aggressione.. -
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Mi disse che si sarebbe cambiata e che mi avrebbe raggiunto, la seguii con lo sguardo mentre andava in camera, poi tornai a guardare di nuovo il ragazzo per strada.
In un attimo corsi giù
che cosa potrà mai essere successo a quest'ora della notte? Questa città mi stupisce, sono arrivato da qualche giorno e già ho un gran da fare
Mentre scendo scandaglio le ipotesi, il mio istinto e il mio mestiere sono parte di me non potrei sopprimere questa parte di me nemmeno se lo volessi.
In un minuto sono fuori dal portone
CONTINUA IN: Luoghi cittadini -città -vicolo. -
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Entrai nella mia camera da letto e mi liberai di quell'ingombrante vestito. Tirai un sospiro di sollievo, finalmente potevo respirare normalmente!
Optai per qualcosa di più comodo e pratico, dei pantaloni attillati e una maglia lunga.
Valutai se tornare indietro per l'acesnsore ma, al diavolo, la mia stanza dava su un vicolo cieco lontano da sguardi indiscreti.
Aprii la finestra e assunsi le sembianze di falco. In un batter d'occhio ero in strada.
Riacquistai il mio vero aspetto prima di seguire Dylan.
CONTINUA IN LUOGHI CITTADINI - CITTÀ - VICOLO. -
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Avevo pensato bene era un ereditiera.
<<ti dovrai sentire molto solo essendo l'unica rimasta, mi dispiace>>
Entrammo in casa, mi sedei sul divano dove eravamo stati prima che gli eventi si evolvessero con la morte di quel ragazzo
<<potrei dormire sul divano questa notte se per te va bene>>
Suonò più da maniaco di quanto non volessi.
Solo una stanza d'albergo mi aspettava, non avevo ancora trovato un appartamento ero arrivato da meno di 48 ore in città.. -
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Mentre eravamo nell'ascensore commentò sul fatto che dovevo sentirmi sola in quanto ultimo membro della mia famiglia. Sembrava veramente dispiaciuto, le sue non erano le classiche parole di circostanza. Quell'umano stava cominciando a piacermi, più di quanto avesse fatto mai chiunque altro in millenni.
< Un po' sì, in effetti.>
ammisi entrando nel mio appartamento insieme a lui.
< Sai, ero sposata una volta. E avevo un figlio.>
confessai dopo un attimo di silenzio. Ripensai a Osiride e Anubi con nostalgia, la mia famiglia svanita ormai da tempo.
< Ma non ci sono più e da allora non mi sono più legata ad altre persone.>
Si accomodò sul divano e si offrì di rimanere lì per la notte. Lo fissai sorpresa. Non mi sarei aspettata così tanta generosità. O audacia, a seconda di come si voleva interpretare la cosa. Dovette rendersene conto anche lui non appena ebbe pronunciato quelle parole del senso che potevano assumere, ma decisi di soffermarmi sulla prima interpretazione.
< Un poliziotto come mia guardai del corpo personale, che onore!>
scherzai ridacchiando.
< D'accordo, accetto la tua proposta, ma ad una condizione!>
ci tenni a precisare parandomi di fronte a lui con le mani sui fianchi.
< Che passi la notte nella camera degli ospiti e non su quel divano! Non ci è mai entrato nessuno, almeno non ho buttato i miei soldi per arredarla!>
esclamai con una nota divertita nella voce.
< E naturalmente che tu mi permetta di pagare i tuoi servigi. In effetti sono due condizioni, ma non ho nessuna intenzione di contrattare!>
conclusi decisa prima di sorridergli e tendergli una mano come segno di accordo.
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Mi confessò di aver aveto un marito e un figlio, il suo sguardo mi sembrò piuttosto malinconico, decisi per il momento di non farle altre domande, non volevo angustiarla oltre, sicuramente se non erano lì un motivo ci doveva essere.
Mi disse le sue condizioni per cui poteva accettare che io passassi lì la notte.
<<ti dico di sì alla prima condizione, ma assolutamente no alla seconda, so che hai detto di non contrattare ma non posso assolutamente accettare i tuoi soldi, fa parte del mio lavoro proteggere le persone e già vengo pagato per questo>>
la paga è una miseria ma non c'è bisogno che lei lo sappia
Non le diedi il tempo di ribattere e le strinsi la mano.. -
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Dylan accettò in parte, stringendomi la mano prima di darmi il tempo di controbattere. Sospirai, infine gli feci strada lungo il corridoio.
< Ecco la stanza.>
dissi aprendo la porta e scostandomi in modo che potesse guardare al suo interno.
< E' più sobria rispetto al resto della casa, ma dispone di un suo bagno privato, così potrai metterti a tuo agio in tutta comodità. La mia camera invece è quella lì.
continuai indicando una porta dall'altro alto del corridoio.
< Se dovesse servirti qualcosa non farti scrupoli a bussare, ho il sonno leggero.>
dissi facendogli l'occhiolino e sorridendo.. -
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La seguii mentre mi accompagnava alla mia camera, quando aprii la porta rimasi quasi a bocca aperta.
<<è sobria, ma molto più elegante e lussuosa di tutte le camere in cui ho dormito in vita mia... mio dio il tuo attico è quasi una reggia>>
Mi indicò la sua stanza e mi disse che per qualsiasi cosa potevo “disturbarla” tanto aveva il sonno leggero.
Entrai in camera, lei rimase sulla soglia, mi avvicinai
<<be allora buona notte>>
Le dissi sorridendo, mi sorpresi di nuovo a fissare la sua bocca, le sue labbra carnose erano ipnotiche.. -
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Rimase a bocca aperta quando vide la camera e io ridacchiai tra me e me. Disse che la mia casa era una reggia, e io non potei non paragonarla alla vera reggia in cui avevo vissuto per secoli e regnato sull'Egitto. Al suo confronto, il mio appartamento non era nemmeno una bettola.
Mi augurò la buonanotte, soffermandosi sulle mie labbra. L'idea di baciare un essere umano non mi aveva mai sfiorato, ma Dylan sarebbe potuto essere un buon esperimento. Tuttavia rinunciai all'idea, conoscevo abbastanza gli esseri umani per sapere cosa avrebbe implicato baciarlo al primo "appuntamento" e i film mentali che sarebbero seguiti, No, non volevo dargli l'idea della ricca annoiata pronta a gettarsi nella braccia del primo bell'imbusto giusto per passare il tempo.
Rimasi stupita dal fatto che mi importasse l'opinione che poteva farsi di me, ma scacciai quel pensiero dalla mia testa.
< Buona notte anche a te.>
m limitai a rispondergli con un sorriso prima di voltarmi e dirigermi verso la mia stanza.
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La osservai mentre entrava in camera e richiudeva la porta alle sue spalle, io feci altrettanto, mi appoggiai alla porta chiudendo gli occhi e sospirando per un attimo.
Stanotte probabilmente dormirò vestito
riaprii gli occhi e feci un giro per la stanza, un televisore di almeno 52 pollici era attaccato al muro di fronte al letto, se non fossi riuscito a dormire almeno avrei saputo che fare. Mi avvicinai al comò vicino al letto, non sarebbe stato carino curiosare tra i cassetti, frenai la mia indole di detective.
Andai nel bagno adiacente alla camera, anche lì il lusso non mancava.
Mi sciacquai il viso e mi tolsi la maglietta, la poggiai sul mobile del bagno, poi uscii e mi andai finalmente a stendere sul letto.
Cominciai a girarmi e rigirarmi senza prendere sonno, mi allungai per prendere il telecomando sul comodino ma sentii un rumore, sembrava come se qualcosa si fosse rotto in salone, mi alzai afferrai la pistola e uscii della camera, diedi uno sguardo alla porta di Iside, poi mi diressi senza fare rumore in salone, con la pistola ancora tra le mani accesi la luce.
Sei un idiota
sospirai pensando tra me e me, era soli un vaso che si era rotto grazie alla finestra che si era aperta per il vento.. -
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Non appena richiusi la porta alle mie spalle, tirai un sospiro. Era la seconda volta che qualcuno entrava nel mio appartamento a Littoria, ma era diverso da quando avevo ospitato Clay. Con lui era stato un semplice rapporto di lavoro, in un certo senso, ma con Dylan... non sapevo ancora per quale motivo mi stavo interessando a quell'umano.
Cominciai a spogliai, riponendo i vestiti con cura su una sedia intarsiata. Ripensai a quant'era accaduto prima del nostro rientro, l'assassinio nel vicolo vicino. In una città popolata da creature soprannaturali non c'era da meravigliarsi se qualche ignaro mortale faceva la fine del topo, ma non riuscivo a scacciarmelo dalla testa.
Mi sedetti al centro della stanza, la curiosità era maggiore del bisogno di riposare. Chiusi gli occhi, attingendo l'energia dai manufatti egizi. Era da molto che non evocavo un'anima dal regno dell'oltretomba e ci impiegai più del previsto. Esagerai, assorbendo più energia del dovuto e sentii il rumore distinto di un manufatto che andava in frantumi.
Accidenti!
imprecai tra me e me. Indossai una vestaglia e uscii dalla camera. La luce era accesa e in sala trovai Dylan a petto nudo con la pistola tra le mani. Il rumore doveva averlo messo in allarme, visto quanto era successo qualche ora prima.
< Va tutto bene?>
chiesi ferma sulla soglia.
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ATTICO ASET |
