BAR INSONNIA

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  1. Shaogorath
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    La donna mi si era avvicinata e aveva detto di aspettare una consegna e che preferiva essere a casa. Buttai giù un altro sorso di birra prima di parlare.

    <sono arrivato da poco in città e non sapevo del ballo, ma avrei potuto farci un pensierino se fossi arrivato qui qualche giorno fa>

    Dissi con noncuranza, era anche vero che non ero molto amante dei luoghi super affollati. Solo in qurel momento notai che il suo accompagnatore non era nei paraggi, almeno ad un primo sguardo.

    <che fine ha fatto il simpaticone che era con te all'asta?>

    Domandai ridacchiando, probabilmente era una sottospecie di cane da guardia o un servo, qualcosa del genere.

    <a prima vista non sembrerebbe un tipo molto... Come dire...>

    Come potevo descrivere la sensazione che avevo avvertito appena lo vidi? Era inspiegabile per me.

    <... Sembrava alquanto pericoloso... Cos'è il tuo cane da guardia?>

    Ipotizzai scherzando appoggiando il bicchiere nuovamente sulle labbra.
     
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  2. +Hells+
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    Il vampiro disse che era in città da poco, prima di commentare l'assenza di Clay. Mi domandò se era il mio cane da guardia e io ridacchiai.

    < Diciamo che è un mio... dipendente, se così si può dire. Svolge alcuni lavoretti per me. E tu? Dov'è finito il tuo amico Gargantua?>

    chiesi a mia volta scherzando sulla stazza gigantesca del licantropo. Ordinai una birra a mia volta e mi accomodai meglio sullo sgabello.

    < Allora... cosa ti porta a Littoria? Sempre se mi è concesso chiedertelo...>

    domandai con fare indifferente accavallando le gambe.

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  3. Shaogorath
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    :Vincent.png:


    Scherzò alla mia battuta chiedendomi dove fosse finito Dante.

    <sinceramente non lo so non è molto attendibile ciò che dice>

    Svuotai il bicchiere e la ascoltai mentre mi chiedeva il motivo per cui fossimo a Littoria.
    Dovevo dirle il vero motivo per cui eravamo lì o era meglio mentire?

    Non posso rischiare che sia dalla parte di Victor

    Sospirai mentre distrugevo il sotto bicchiere.

    <siamo qui per dare la caccia a dei cacciatori... Una cosa priva di senso, ma ci stiamo annoiando e quindi sterminiamo un pò di palloni gonfiati.>

    Dissi con tutta tranquillità, non era la verità, magari il prima o poi avrei dovuto raccontargli tutto ma al momento preferivo che rimanesse segreto.

    <bene e tu? Come mai in questa cittadina?>

    Domandai con fare indifferente mentre mi interrogato su che fine potresse aver fatto Dante.
     
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  4. +Hells+
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    Sorrisi. Il bel vampiro non si preoccupava minimamente di celare la sua natura. Forse aveva capito che anch'io non ero una persona comune, ma di certo non sapeva cosa fossi.
    Erano in città per eliminare dei cacciatori ma si stavano annoiando. Forse era per quello che avevano deciso di venire all'asta, non erano proprio il tipo di persone che si vede in quei posti solitamente.
    Mi domandò a sua volta cosa ci facessi lì. Sbuffai.

    < Oh, nessun motivo in particolare. Sono solo una riccastra annoioata con l'hobby del collezionismo, viaggio di asta in asta in cerca di qualcosa che mi attiri.>

    Minimizzai con indifferenza. Lui non voleva calare tutte le sue carte e anch'io non volevo espormi troppo. Alzai il bicchiere e gli sorrisi.

    < Alla noia!>

    brindai scherzosamente prima di lanciare un'occhiata all'orologio. A quell'ora il container doveva trovarsi già al porto e Clay doveva essere entrato in azione. Non vedevo l'ora di mettere le mani su quella statuina.
     
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  5. +Hells+
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    :Iside.png:

    Si era fatto ormai tardi e a quell'ora Clay doveva aver portato a termine il lavoro, a meno che qualcosa non fosse andato storto. Mi voltai verso il vampiro e gli sorrisi.

    < E' stato un piacere parlare con te, ti auguro buona fortuna con la tua caccia.>

    Mi alzai e andai a pagare la mia consumazione.

    < Domattina verrò qui a fare colazione, può tenermi da parte una brioche alle mandorle?>

    chiesi alla barista ad alta voce. Chissà se il mio nuovo "amico" sarebbe stato ancora lì, magari col lupacchiotto.

    < Certo, nessun problema!>

    mi assicurò la ragazza con un sorriso smagliante. La salutai e uscii dal locale, dirigendomi verso il mio attico. L'attesa era finalmente giunta al termine.

    CONTINUA IN LUOGHI CITTADINI - VIALE - ATTICO ASET
     
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  6. Maiky (Lys)
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    :Bryce.png:

    Un giorno, o meglio, poche ore erano appena trascorse da che Bryce era entrato nella struttura, preso nello Staff come tirocinante. Ancora non sapeva di chi. Dopo un primo colloquio era rimasto d'accordo con uno dei dirigenti che al più presto gli avrebbero dato il nome di un medico al quale si sarebbe affiancato e per il momento gli avevano lasciato il resto della giornata libera. Così ne approfittò per andare subito in stanza, seguendo quelle poche indicazioni si diresse alla propria camera. Un sospiro di libertà nell'essere uscito finalmente dal dormitorio, certo si stava ritrovando di nuovo in un'altra struttura, a soggiornare lì ma lo spirito era diverso. Tutto lo era. Aveva uno scopo e per comodità gli avevano offerto un vitto e al momento era una proposta del tutto vantaggiosa dato anche il fatto che non avendo una fondina con dei risparmi non poteva permettersi nulla, nemmeno un motel da quattro soldi dato che proprio quei pochi li aveva tutti spesi in libri di testo per dare gli ultimi esami di medicina. L'atmosfera era calda, per modo di dire. Calda nel senso che i termosifoni erano accesi, per almeno quello che riguardava quella parte dell'edificio. Ancora non l'aveva visitato tutto ed era questa la sua intenzione, era giunto il momento di farlo e si prese così ancora qualche minuto per sé nel sistemarsi ed uscire dalla camera. Restò in felpa, il tempo di legarsi il cartellino per poi, in seguito, appuntarlo alla tasca. Un gesto spontaneo quello di farsi riconoscere e farsi conoscere. Così nel caso avesse mai incontrato qualcuno si sarebbe potuta identificare senza molti problemi. Scese delle scale e percorse un lungo ed ampio corridoio, ben illuminato a sua volta, distinto nel suo e si soffermò come adorava fare su ogni dettaglio. Le mani scivolarono sul muro. Adorava la sensazione del tatto e tutto ciò che gli procurava per questo, soprattutto in un posto nuovo, trasmetteva come possibile ogni sensazione sotto la propria pelle per immagazzinarla, per farla sua e dare un senso di appartenenza a tutto ciò. Pochi passi e si trovò davanti ad un cartellone, una mappa ed una guida.
    Ovviamente si soffermò davanti iniziando a guardare e studiare ogni percorso, aveva un ottima memoria e aveva sviluppata bene anche quella fotografica quindi visualizzare quell'immagine per lui non fu per nulla difficile e qualche minuto dopo, sentendosi pronta si diresse verso un'ala della struttura. Percorreva corridoi, freddi all'apparenza,composti ed ordinati.questo le piaceva perchè in questi soli corridoi si rispecchiava. Questo ordine che celava e tratteneva ira, dolore, pianto e lacrime di persone che per lo più venivano torturati tutto il tempo 'nel nome della scienza' . Lui non provava ne ira ne dolore. Forse l'aveva provato tempo addietro ma nella fredda lucidità che lo contraddistingueva dagli altri, sin dall'adolescenza e così si sentiva un po' come quel corridoio; come un contenitore di emozioni che di tanto in tanto si apriva.
    Per gli altri in urla e per lui in qualcosa di spietato.
    Con calma continuò a percorrere quei passi che lo conducevano verso una scala. Non ricordava di averla vista in mappa ma attirò la curiosità quel tanto per scendere i primi scalini e trovare lì appesa una macchina fotografica. L'attenzione ora fu tutta rivolta a quell'oggetto..una polaroid?! e che ci faceva appesa lì una di quelle? probabilmente dagli anni '70 non si vedeva più una di quelle in giro ma poco importava come il fatto che deliberatamente ignorare se fosse lì per qualche preciso motivo o se per caso potesse essere tolta ed utilizzata a piacimento.Le mani presero quel ferro vecchio, un po' impolverato. Un soffio e volò via il grosso e le dita tolsero il resto quasi a darle un colore vagamente somigliante all'originale. scrutò per bene, puntò l'obiettivo e vi guardo dentro. Mirava le scale ma non schiacciò il tasto per fare la foto e con un'idea in mente risalì quelle poche scale ed andò a cercare un oggetto più interessante da immortalare. Le foto erano contate quindi non avrebbe sprecato nemmeno uno scatto ma non essendo ancora del tutto in confidenza con l'Istituto e le sue ale, si trovò a puntare una direzione del tutto a caso. La mano spinse con forza la porta che la separava da un'uscita trovandosi così scaraventata in giardino. Anche quello vuoto, forse avevano degli orari. Forse la tutto era scandito da orari da eseguire e rispettare, quasi certamente anche il giardino ne aveva uno. Non si soffermò molto su quel pensiero, come tutto il resto avrebbe saputo le cose a tempo debito anche perchè al momento era decisamente preso da tutt'altro. La fretta ,l'impazienza e la voglia di scattare qualcosa gli fecero puntare l'obiettivo verso il giardiniere. Un click e la foto venne fuori.
    Proprio come un oggetto maledetto, la vecchia macchina fotografica era in grado di segnare con un suo scatto il destino di chi viene immortalato nelle fotografie. La parola 'immortalare' letteralmente significa 'rendere immortale', quindi consegnare all'eternità… oppure uccidere…e fu così che nel prendere la foto uscire dalla fessura, vide ritratto lui con accanto un' accetta. Probabilmente intento a tagliare la legna da conservare per l'inverno o per qualche motivo ben preciso, all'inizio quai si spense tutto l'entusiasmo smorzato dalla sua tesa fantasia, si immaginava chissà che quando qualche istante dopo; lo stesso malcapitato si trovò decapitato dalla sua stessa mano. Un sopracciglio alzato in un'espressione incuriosita non collegò le due cose fino alla foto successiva. Lo stesso motivo, lo stesso scatto e la stessa morte per mano di qualcosa che si vedeva in foto. Le situazioni potevano variare ma ciò che capiva era che la persona nello scatto e ciò con cui veniva immortalata in seguito erano collegate.
    La terza foto fu di proposito. Una paziente, stava seduta in camera. Di proposito la scelse, aprì la porta e questa con l'aria spaesata lo guardò. Bryce le sorrise, rincuorandola nella menzogna di non farle nulla di male. coperto tutto da un sorriso che sapeva usare bene mentre controllava la stanza e vedeva solo un chiodo lungo che sporgeva dal muro. Senza interessarsi più di tanto sul perchè fosse lì.
    Qualche parola di circostanza e le mostrò la macchina.

    Posso?? Non preoccuparti, è solo una fotografia che faccio ad ognuno di voi così che la prossima volta che ti vedo, mi ricorderò di te ..come ti chiami?

    La paziente sussurrò timidamente il nome e continuava ad osservare Bryce che iniziava a muoversi per la camera nel cercare l'angolazione perfetta.

    Bene Edith, questione di un flash e no... non aver paura non c'è è una cosa simbolica la luce, non preoccuparti..

    La rassicurava in un ghigno, celato da faccino sorridente ma intriso nel tono della voce. Il tempo nemmeno di scattare la foto e abbassò la macchina fotografica a fissare la ragazza. Ormai sapeva che era solo questione di tempo. Dipendeva dalle vittime. Da quanto ci avrebbero messo ad alzarsi o muoversi e compiere il proprio destino. Di lei vide la foto uscire. Come in un inquadratura macroscopica il chiodo spiccava in nitidezza e messa a fuoco lasciando piano piano il resto della foto più sfocato.

    Addio..

    Sussurrò quel saluto, come un arma a doppio taglio mentre si adagiava allo stipite della porta con la spalla a guardarla. Conosceva bene la psicologia, sapeva dove andare a colpire. Quali fossero i punti deboli delle persone e questo aveva accelerato di poco la reazione della paziente pronunciando semplicemente quella parola, avendo acceso la miccia della paziente che soffriva di fobie d'abbandono e quelle consonanti accostate una all'altra Edith le aveva sentite parecchie volte. Stuzzicata di proposito e spostasi per bene agli occhi della malcapitata, la esortava quasi ad una reazione sapendo bene che lei stessa non correva nessun rischio. tutt'altro penava Edith. L'opposto tanto che scatenò, in un soggetto compulsivo - ossessivo, quella rabbia repressa che si tramutava in attacchi d'ira. Corse di scatto verso Bryce ma il piede scivolò su quel lembo di lenzuolo che sotto lo spostamento improvviso del peso del corpo e quell'unico passo le fu fatale. La testa in un colpo netto si conficcò nel chiodo lasciando d'improvviso cadere il corpo in un rilassamento muscolare senza opporre nessuna resistenza all'impatto. Il chiodo aveva perforato da lato a lato il cranio della ragazza e come dimostrato in foto, era lui il fautore della sorte di quella povera vittima designata.
    Bryce si scostò dalla parete, guardò divertito e compiaciuto quella polaroid. Sapeva di avere in mano un potere in più oltre alla conoscenza stessa che della medicina stava acquisendo. Non era una maledizione della macchina ma un bieco difetto del flash dovuto al malfunzionamento dell'apparecchio datato dal tempo nella propria usura.

    Ehi..ehi, scusa..

    Fermò, uscendo del tutto dalla camera, un'addetto delle pulizie.

    Quella della 789 si è appena ammazzata. Prima di pulire,avvisa chi di dovere

    Sorrise cordiale, quanto il tono appena usato tanto che l'inserviente annuì a sua volta in maniera accomodante e servile, interrompendo il lavoro per fare quello che gli aveva appena chiesto il tirocinante che ora intonava un fischiettio inquietante facendo riecheggiare quelle parole nei corridoi mentre si ritirava nella propria stanza a decidere il prossimo utilizzo della polaroid.
    Iridi azzurre si spalancarono nella luce offuscata della stanza del bar in cui Bryce scaricava la tensione bevendo. Capelli rasati e respiro corto in quel sorso di Burbon che l'aveva svegliato così brutalmente da quel ricordo che paradossalmente lo cullava. Non voleva andarsene da quella realtà onirica. Strinse le palpebre prima di socchiuderle e finire l'ennesimo bicchiere. L'erba ancora mezza aperta sul bancone aveva di certo sortito l'effetto di stordimento voluto.
    Abbandonò ogni pensiero una volta varcate le porte del locale all'uscita.
    Un respiro profondo, una scrollata di spalle e via..all'appuntamento di lavoro che lo attendeva.

    tumblr_inline_mhg3kppTaV1qz4rgp

    CONTINUA IN: LUOGHI CITTADINI - CITTA' - VICOLO

    Edited by Maiky (Lys) - 24/4/2015, 11:34
     
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    CONTINUA DA LUOGHI CITTADINI - CITTA - THEATRE DES VAMPIRES

    Durante il tragitto lui mi appoggiò la sua giacca sulle spalle, temendo che potessi prendere freddo.

    Wow, che vero gentiluomo!

    pensai con un sorriso. DI certo non poteva sapere che la mia natura divina mi proteggeva da cose futili come caldo e freddo, ma lo tenni per me così come la sua giacca.

    < Grazie. In effetti avrei dovuto portarmi qualcosa di più pesante ma sa come siamo noi donne, preferiamo soffrire pur di non apparire bellissime!>

    lo ringraziai facendogli l'occhiolino.

    Eravamo nel frattempo arrivati di fronte al bar. Entrammo e la barista mi sorrise, riconoscendomi. Non c'erano molti clienti, qualche coppietta e un gruppo di ragazzi che si mostravano a vicenda video e foto sugli smartphone. Optai per un tavolino in un angolo, lontano dalle altre persone. Mi sedetti senza però togliere la sua giacca e gli sorrisi.

    < Qui avremo un po' di privacy in più, se vuole farmi altre domande.>

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    Quando entrammo nel locale la barista fece un cenno alla mia bella compagnia

    a quanto pare è di casa in questo posto

    Ci fecero accomodare ad un tavolo appartato offrendoci molta privacy, quando ci sedemmo la barista si allontanò per darci il tempo di scegliere le nostre ordinazioni.
    L'affascinante donna che avevo di fronte mi disse che quello era il posto perfetto se avevo intenzione di farle altre domande.

    <<ho solo un'altra domanda, la mia maleducazione mi ha fatto dimenticare di fargliela prima, non so ancora quale sia il suo nome...>>

    Presi il menù e con gli occhi sfogliai l'elenco dei cocktail, non mi erano mai piaciute le cos'è troppo elaborate e soprattutto dai nomi stravaganti.
    Prima che lei potesse rispondere alla mia domanda la barista si avvicinò di nuovo al nostro tavolo per chiederci cosa prendevamo.
    le sorrisi

    <<per me un cuba libre grazie!>>
     
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    Quando gli chiesi se avesse altre domande, si scusò dicendomi che ancora non sapeva il mio nome.

    <ora che ci penso, ha proprio ragione! Iside Aset, piacere.>

    dissi porgendogli la mano con un sorriso amichevole. La barista tornò in quel momento per le ordinazioni. O per sfuggire ai due balordi che si erano seduti al bancone e ci provavano spudoratamente con lei. Il poliziotto diede una rapida occhiata al listino prima di ordinare un cuba libre.

    < Per me un Alexander, grazie.>

    Vidi la delusione nel suo sguardo per quanto eravamo stati veloci, sperava di poter stare lontana dai due idioti più a lungo. Tornò dietro il banco sorridendo loro, anche se più che un sorriso sembrava un cane che mostra i denti, prima di impegnarsi anima e copro nel preparare i due cocktail, così da ignorarli. Ridacchiai coprendomi la bocca con una mano, poi mi voltai verso il poliziotto.

    < Sa, pensandoci bene credo di aver visto il ragazzo della foto, ma è successo diverse sere fa e di sfuggita. Era nel ristorante sulla spiaggia in compagnia di un altro uomo dai lunghi capelli biondi.>

    confessai mentre mi tornava alla mente i due ragazzi che avevo scorto mentre cenavo con Clay.
     
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    <<iside Aset. Il suo nome ha origini particolari si direbbe, da dove viene?>>

    Mi porse la mano e io gliela strinsi, una volta che anche lei ebbe ordinato e una volta che la cameriera si fu allontanata abbastanza mi presentai anch'io.

    <<io sono Dylan, Dylan Ross per la precisione>>

    Ma l'attenzione della bella Iside era rivolta altrove, la vidi ridacchiare tra se e seguii il suo sguardo, stava osservando la cameriera che si concentrava a preparare i nostri cocktail, davanti a se notai i due uomini che la stavano squadrando per bene e capii la sua concentrazione, era finalizzata ad ignorarli.

    <<noi uomini possiamo essere davvero insistenti è inopportuni vero?>>

    Commentai continuando con lo sguardo a tenere d'occhio quei due.
    Iside mi disse di aver visto Kevin al ristorante sulla spiaggia in compagnia di un biondo

    il biondo probabilmente sarà Michael...

    <<grazie di avermi dato questa informazione, indagherò andando a parlare con i proprietari del ristorante>>
     
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    Quando gli dissi il mio nome mi domandò da dove provenissi.

    < Sono originaria dell'Egitto, ma ormai ho girato così tanto il mondo che si può dire che non abbia più una nazionalità.>

    risposi con un sorriso. Si presentò a sua volta, ma si accorse che la mia attenzione era rivolta alla scenetta che si stava svolgendo al bancone. Fece una battuta sugli uomini alla quale risi coprendomi al bocca con la mano.

    < Il difetto di essere di bell'aspetto!>

    risposi facendogli l'occhiolino. Mi ringraziò per l'informazione sul ragazzo che stava cercando aggiungendo che avrebbe indagato al ristorante.

    < Sono una collezionista d'arte, ma al momento non ho impegni urgenti perciò...

    Gli allungai un biglietto da visita.

    < Se per caso le servisse compagnia, sarei più che lieta di accompagnarla. Sul retro trova il mio numero di telefono e non si preoccupi, abito qui vicino.>

    Non sapevo per quale motivo mi stavo avvicinando così tanto a quell'umano, forse per curiosità o per uccidere la noia. C'era qualcosa in lui che mi incuriosiva.
     
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    <<una cittadina nel mondo che appartiene ad ogni luogo, mi piace.>>

    Le feci un mezzo sorriso ammaliante.

    Pensando alle mie di origini mi amareggiai

    <<al contrario di me invece, non appartengo a nessun luogo>>

    Mi disse che era una collezionista l'arte

    La mia risposta allora le sarà sembrata strana, ricerca le origini di tutti per professione.

    Mi diede il suo bigliettino da visita e sul retro il suo numero, lo presi e lo misi in tasca, mentre stavo per ringraziarla arrivò la cameriera con i nostri drink.

    <<ecco a voi>>

    Le sorrisi e la ringraziai, rivolsi di nuovo la mia attenzione a Iside che aveva preso tra le mani il suo bicchiere, se lo portò alle labbra giusto per assaporare una goccia del suo drink, rimasi incantato.

    Ha delle labbra così carnose... splendide.

    <<la ringrazio per la sua offerta, la chiamerò sicuramente, due menti sono meglio di una, la sua compagnia è più che gradita>>

    Le dissi recuperando le mie parole interrotte dall'arrivo della cameriera.
    Sollevai il bicchiere e prima di berlo girai un pò il liquido tra le mani, era un vizio che avevo, a volte mi capitava di farlo anche con l'acqua come un idiota.

    <<è buono il suo drink?>>
     
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    <<una cittadina nel mondo che appartiene ad ogni luogo, mi piace.>>

    Fu il suo commento alla mia risposta. Sorrisi, mi piaceva come suonava e come l'aveva detto. Aggiunse di non appartenere ad alcun luogo a differenza di me, il che mi incuriosì, ma dal modo in cui l'aveva detto non sembrava disposto ad approfondire il discorso.
    In quel momento arrivò la cameriera con i nostri cocktail. Le sorrisi prendendo il tumbler che aveva appoggiato sul tavolino e lo avvicinai alle labbra per assaggiarlo. Era delizioso.
    Dylan mi osservò mentre bevevo con un misto di ammirazione e devozione, ma finsi di non essermene accorta. Avevo visto più e più volte quello sguardo negli occhi di molti uomini, la mia bellezza era la mia condanna se così si poteva dire, ma a differenza di molte altre volte essere guardata così da lui non mi diede fastidio. Mi sentii quasi... lusingata.

    Mi ringraziò del biglietto da visita con educazione, riprendendo la sua compostezza, e aggiunse che mi avrebbe chiamata e che trovava la mia compagnia gradevole, infine prese finalmente il suo bicchiere e cominciò a farlo ruotare, domandandomi come fosse il mio .

    <assolutamente perfetto.>

    risposi addentando la fetta di ananas che decorava il bicchiere. Le dosi erano esatte, l'alcool si sentiva appena tra il gusto dolce dell'ananas e del cocco. Quel tipo di cocktail che potresti berne a litri primo di accorgerti che stai bevendo qualcosa di alcolico.

    < Anche la sua compagnia è piacevole, non ho fatto molte amicizie da quando sono in città e quella con lei finora è la migliore.>

    aggiunsi poi con un sorriso facendogli l'occhiolino.
    Guardai l'orologio. Tra il concerto, la passeggiata e il tempo trascorso al bar si era fatto davvero tardi e di certo lui doveva continuare le sue indagini. O semplicemente tornarsene a letto.

    < Si è fatto tardi, mi spiace di averle fatto perdere tutto questo tempo, dopotutto è qui per lavoro e non per piacere.>

    mi scusai appoggiando il bicchiere sul tavolino. Anche i balordi al bancone erano andati via e all'interno del locale eravamo rimasti solo noi e la barista.

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    Assaggiai il mio drink

    a fine giornata qualcosa di alcolico ci vuole sempre

    Iside mi lusingò inserendomi tra le sue amicizie migliori, una donna così ne doveva avere tanti di amici o presunti tali, viviamo in un mondo di apparenze e distinguere il vero dal falso diventava sempre più difficile, non faticavo a credere che fosse diffidente verso la maggior parte della gente.

    Disse che si stava facendo tardi e che in fondo ero lì per lavoro

    <<a volte mi capita di mischiare lavoro e piacere, più che altro la barista ci odierà>>

    Sorrisi

    <<che ne dice domani mattina le va di accompagnarmi al ristorante sulla spiaggia a fare qualche domanda?>>

    Portai di nuovo il cuba libre alla bocca, non ne era rimasto molto.

    <<finiamo i drink poi la accompagno a casa ok? Non sia mai che io lasci tornare una donna a casa tutta sola nel cuore della notte, fa parte dei miei doveri di investigatore>>

    Scherzai, era tanto che non prendevo le cose con più leggerezza.
     
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    Mi invitò ad accompagnarlo al ristorante il giorno successivo, ammettendo che spesso mischiava lavoro e piacere.

    < Volentieri, non ho impegni per domani e ci torno volentieri, è veramente un ottimo posto. Inoltre si trova proprio sulla spiaggia e si gode di una vista mozzafiato, se il tempo permette potremmo anche farci un bagno!>

    proposi facendogli l'occhiolino. Si offrì di riaccompagnarmi a casa da vero cavaliere, al che soffocai una risata portando una mano alla bocca. Ero l'ultima persona che aveva bisogno di protezione in quella città, ma decisi di stare al gioco.

    D'accordo, ma non voglio che si faccia un'idea sbagliata: sono una donna forte, so allacciarmi i sandali e tutto il resto!>

    scherzai prima di appoggiare il bicchiere sul tavolino.

    <il mio appartamento si trova nella strada adiacente, vogliamo andare?>

    gli chiesi con un sorriso.
     
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