CELLA BREDISC - STANZA MURATA 666

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    Una stanza misteriosa nascosta da occhi indiscreti, adiacente alla cella delle torture teatro del rapimento di Manuel Silvestri, la stanza quindi si trova nella CELLA BREDISC
    (leggere la discussione della cella Bredisc per capire che è impossibile entrare qui...)
    l'entrata è chiusa con mattoni di tufo giallo e su uno dei tanti mattoni vi è inciso
    666
    facendo pressione sui numeri si rompe una piccola tubatura di acqua che renderà le rocce più friabili quindi sarà più facile buttarle giù per accedere alla stanza...

    la stanza si presenta scavata nella roccia viva... con una grande scala frontale dove alla sommità della scala è presente un sarcofago...chiuso ai piedi del sarcofago una bottiglia di vetro contenente un messaggio, rivela le modalità con cui può essere eseguito un rito che può essere svelato solo da Kristofer Bredisc il solo che è a conoscenza del tutto...




    Edited by (Ste) - 31/12/2013, 01:46
     
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    CONTINUA DA: VILLINO REYNOLDS - VIALE - LUOGHI CITTADINI

    ANNO 2014

    :Cole.png:



    sapevo che era successo qualcosa di incredibile, ancora prima di risentirmi vivo in carne ed ossa sulla superficie gelida di quella che sembrava una cripta... cosa mi aveva fatto fare mio padre dal regno dei morti? Perchè mi aveva fatto lanciare quell'incantesimo?... respiravo a fatica, l'aria lì dentro non c'era mi sentivo mancare... ero disteso a terra senza forze su di un lato ad occhi aperti che guardavano impauriti il soffitto... la luce della luna mi aveva accecato e disintegrato...nel vero senso della parola... mi ero sentito squagliare...le mie viscere... la mia pelle... io non esistevo più ed il essere la mia anima volano un quel fascio luminoso lunare... in modo velocissimo... poi mi sentii come cadere...ed eccomi che mi ritrovato su quella pietra fredda... cercai di reagire... inspirai forte... mi alzai... mi portai la mano sulla bocca per trattenere un sospiro di stupore...

    era un cripta come quella che spesso vedevo alla tv nei documentari storici sulle antiche civiltà... alle pareti strane incisioni...illuminata da torce che non potevano restare accese da sole per tanto tempo... era un luogo magico...

    <aiuto!> urlai mentre ispezionavo le parete cercando una apertura che non trovavo...

    <c'E' NESSUNO?!> la voce era squillante... le pareti vibravano...

    <qualcuno MI SENTE?!> niente... nessuna risposta... doveva esserci una spiegazione sul perchè mio padre aveva fatto tutto quello e mi aveva rinchiuso con un incantesimo in una specie di cella isolata... mi sedetti a terra spalle al muro e chiusi gli occhi cercai di connettermi con l'essenza forse di mio padre che era ancora dentro di me ma niente... ricordavo però in quel momento che nel viaggio di luce la sua voce continuava a dirmi qualcosa....

    "si..." faceva riferimento a...

    "UNA BOTTIGLIA... UN BAMBINO..."

    "SI PRENDI LA BOTTIGLIA!... E TROVA IL BAMBINO!"

    <mio dio!! ma cosa vuol dire!!> mi sarebbe venuta una crisi di panico di lì a poco ma per fortuna vidi ai piedi di una sarcofago che incuteva timore un bottiglia trasparente di vetro che aveva all'interno una pergamena... la raggiunsi subito e la ruppi... srotolai il contenuto e rimasi allibito...

    PER SALVARE LA MIA FAMIGLIA:
    SE NON CI SARO' PIU' ED AVRO' UN EREDE MASCHIO IN QUESTO TEMPO INDIFESO METTERE L'EREDE NEL SARCOFAGO E FARE LO SCAMBIO DI POSTO
    DIRE AD ALTA VOCE:

    TU SEI ME
    IO SONO TE
    COSI' SAREMO IN TRE
    DONAMI LA TUA VOCE
    E SII PRESPICACE
    UNITI SI VINCE
    COME UNA LINCE

    Kristofer Bredisc



    <mio dio!> dissi ad alta voce... mio padre aveva pensato a tutto...
    <ma cosa succede... non capisco... papà aiutami...cosa devo fare...!!>

    perchè mi trovavo lì... perchè dovevo cercare un bambino... che significava metterlo nel sarcofago... il cervello mi esplodeva... ma decisi di calmarmi e cercare un modo per uscire velocemente da lì dentro e tornare a casa del mio Lucas e spiegargli tutto... quello che poteva aiutarmi in tutto questo era il mio potere più forte... lo sdoppiamento in due la mia proiezione astrale...

    mi misi comodo a terra ed iniziai la respirazione ritmica che eseguivo sempre prima di ogni sdoppiamento... iniziai a contare...

    "uno...due...tre..." avrei contato come sempre fin quando la mia proiezione non avrebbe annullato il mio corpo prendendo vita intanto dovevo pensare dove proiettarmi...

    "DA LUCAS.... DA LUCAS...." sobbalzai... fui investito come da un muro di gomma... che mi ostacolava...

    <cosa cazzo....> aprii di colpo gli occhi non mi era mai capitato di non riuscirci... mi domandai il perchè... forse l'incnatesimo di papà voleva prima che andassi a fondo con questa faccenda?

    "OK COME VUOI PAPA'!" pensai in maniera dura...

    ritornai a contare...

    "UNO DUE... TRE... QUATTRO... VOGLIO ANDARE DAL BAMBINO...."

    appena lo pensai il mio corpo crollò a terra la proiezione astrale era partita... il mio corpo principale restava nella cripta ma già mi sentivo materializzarmi altrove...



    CONTINUA IN LUOGHI DI FESTA - DIVERTIMENTO - GRAN CASINO' SPADA
     
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    CONTINUA DA GRAN CASINO' SPADA - DIVERTIMENTO - LUOGHI DI FESTA

    :Cole.png:

    Aprii gli occhi facendo entrare quell'aria stantia della cella nei polmoni... ero ritornato nel mio corpo ed il piccolino era tra le mie braccia... ero seduto con quel fagottino nelle mani... mi sorrideva... non piangeva più... doveva avere pochi giorni di vita...

    <sei carino fagottino sai?... > gli baciai una guancia... ero corretto quello che stavo facendo per ordine di mio padre?... durante la mia vita diverse persone mi avevano detto che papà Kris non era uno stinco di santo qualcuno addirittura per ferirmi aveva insinuato e messo la voce che aveva una relazione con Alex...

    "Zio Alexandre! Pezzo di merda...sei ritornato senza avvertirmi che cazzo ti ho fatto?!" mi alzai con il lattante... lo guardai e gli dissi...

    <perdonami...ma devo farlo...o non starò bene on me stesso, me lo chiede mio padre capisci?> il piccolino giustamente non capiva era così piccolino ma già bello grandicello...pesava... rilessi quel messaggio della bottiglia... io il bambino manco a farlo apposta l'avevo trovato ma sto erede di papà non dovevo essere io?... dovevo entrare io dentro quel sarcofago? Ma la domanda principale era...

    <ma PERCHE'!?> dissi ad alta voce... la mia sensazione da stregone mi portò a pensare che forse questo piccoletto era un mio consanguineo... forse tutte quelle persone erano miei parenti in quella stanza... parenti che non sapevo di avere cazzo!! non mi avevano mai cercato!!

    "che rabbia!" <tesoro> dissi rivolgendomi al bambino... <io li dentro non mi ci metto tocca a te già ho fatto molto oggi...> mi avvicinai a quel monumento funebre... sollevai il coperchio questo era uno dei momenti che adoravo essere anche un vampiro tutto era leggero come una piuma... dentro non c'era assolutamente nulla... poggiai dolcemente il lattante che mi guardava con due occhioni...


    <aspetta tesoro... due secondi e ti riprendo vediamo cosa succede...> lo rincuoravo e lui strano ma vero ma sembrava capirmi... chiusi il tutto e lessi la formula...

    <tu SEI ME
    IO SONO TE
    COSI' SAREMO IN TRE
    DONAMI LA TUA VOCE
    E SII PRESPICACE
    UNITI SI VINCE
    COME UNA LINCE>


    non finii neanche l'ultima vocale che le pareti della cella vibrarono paurosamente ed il sarcofago si ruppe in mille pezzi....

    <o MIO DIO!!!!> avevo ucciso un bambino... <papà maledetto!!! Cosa mi ha fatto fare!! Un bambino no!!!> spostai in modo frenetico tutti i grossi pezzi di quel che restava del sarcofago... le mani vagavano in preda ad un raptus isterico... il corpo del bebè non c'era lì sotto....

    <ma COSA DIAVOLO E' MAI QUESTO....> dissi... non avevo mai visto una cosa del genere...ed io ero uno stregone molto potente... il piccolo bambino non c'era più...

    "ora chi lo dice ai suoi familiari...mi ammazzeranno... che ho fatto mio dio!... dove l'ho spedito...?!" era un incantesimo potente... dal nulla poi si materializzò un foglio ingiallito... sembrava la stessa calligrafia di mio padre della pergamena precedente...

    TU HAI SOSTITUITO LUI... LUI HA SOSTITUITO TE... ABBI CURA DELLA NOSTRA FAMIGLIA... TUO PADRE KRISTOFER

    Scoppiai a piangere...

    <papà!! Ma che cazzo hai fatto! Maledizione! Che vuol dire! Dove sono!>
    girai invano per quella cella...

    <qualcuno MI AIUTI!! C'E' NESSUNOOOO!?>
     
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    Scesi dalla macchina con passo deciso, durante tutto il tragitto che portava lì, lanciai delle occhiate ad Alexandre cercando di non soffermarmi mai troppo, le nostre ginocchia si sfioravano... Nessuno dei due diceva nulla.... E nessuno dei due si spostava, nonostante il nostro contatto fosse stato inizialmente casuale e lo spazio ci fosse.
    Lo sbattere della portiera mi fece capire che anche lui era sceso dall'auto e si dirigeva nella mia direzione, varcai la soglia del cimitero sospirando, non ne potevo più di quel posto, di solito la pace che regnava tra quelle lapidi mi calmava, ma adesso, tutto quello a cui riuscivo a pensare, era Kristofer e il modo in cui me l'avevano portato via.
    Sentivo gli occhi di Alex su di me, sapere che avrebbe fatto di tutto per proteggere mio figlio mi legava a lui ancora di più, non mi raggiungeva, restava sempre dietro di me, la cosa mi innervosiva e eccitava allo stesso tempo perché sapevo che i suoi occhi non lasciavano il mio corpo.
    Passammo di fronte alla cripta della famiglia Bredisc.
    Quel posto era freddo e desolato, non percepivo nessun rumore.
    Mi avvicinai alla cripta e il mio cuore mancò un battito, Alex si avvicinò di più ma sempre restando dietro di me, mi voltai verso di lui, lo guardai negli occhi, erano così profondi che mi ci sarei potuta perdere dentro

    devo smetterla di guardarlo

    Mi ordinai mentalmente, deglutii, non sapevo a cosa stesse pensando ma il suo sguardo era infuocato... Come se da un momento all'altro mi avesse strappato i vestiti di dosso...

    <<ti prego non guardarmi così...>>

    Pregai con un tono di voce quasi impercettibile.
    Distolsi a fatica i miei occhi da lui.
    Non me ne ero accorta ma avevo indietreggiato fino a toccare la pietra fredda del muro che avvolgeva le lapidi.

    che dio o qualsiasi entità che esista mi fulmini, gli antenati di mio marito mi stanno giudicando mentre il diavolo tentatore che ho di fronte mi attira a se con lo sguardo

    Feci scorrere la mia mano sulla pietra come a chiedere umilmente perdono

    <<è qui che Kris mi ha chiesto di sposarlo>>

    Dissi quasi in un sussurro tornando a guardare Alex che adesso stava studiando quel luogo, dalla sua sicurezza avevo la sensazione che non era la prima volta che vedeva quel posto

    <<sei già stato in questo luogo vero?>>

    Per un attimo non mi guardò lui

    perché adesso mi sfugge? C'è qualcosa che non so di lui e Kris

    Mi avvicinai e gli poggiai le mani sul petto, sentii i suoi pettorali indurirsi sotto il mio tocco, un brivido mi percorse la schiena

    <<che c'è che non so...>>

    Alex ricambiò il mio sguardo, tra noi scese il silenzio, in quell'istante sentii una voce, qualcuno stava chiedendo aiuto.
    Mi voltai nella direzione di quelle parole per ascoltare meglio, le mie mani erano ancora su Alexandre, tornai a guardarlo

    <<io e te non abbiamo finito>>

    Feci scorrere le mie mani su di lui... Arrivando sul bordo dei pantaloni e le tolsi, mi diressi verso, la richiesta di aiuto che avevo percepito.
    Alexandre questa volta mi precedette, arrivò davanti ad un cancello in un punto isolato del cimitero e lo aprì

    sa benissimo dove stiamo andando... Adesso non ho più dubbi... C'è già stato...

    Il luogo dove finimmo mi mise i brividi, ma non in senso positivo.
    Era una cella, cosa diavolo ci faceva mio marito con una cella?

    cosa combinavi a mia insaputa Kris?

    Mi continuai a guardare intorno e mi avvicinai alla parete da dove provenivano le grida, i mattoni che avevo davanti sembravano normalissimi e identici a qualsiasi altro muro avessimo intorno

    <<allora Kris ci volevi qui!... È arrivato il momento di scoprire perché...>>

    Alex mi aveva raggiunto lì davanti, strinsi gli occhi e vidi i numeri, toccai uno dei mattoni, Il diavolo al mio fianco ne toccò un'altro, e infine sull'ultimo le nostre mani si scontrarono ma non le togliemmo e insieme finimmo di azionare il meccanismo che apriva la porta di quel passaggio.
    Davanti mi ritrovai un ragazzo a dir poco bellissimo e dall'aria famigliare, ripensai alla sua voce...

    la sua voce!... È lui che ha preso il mio piccolino

    Immediatamente mi diressi verso di lui, senza lasciargli il tempo di dire nulla, lo sbattei contro il muro e misi la mia mano intorno alla sua gola

    <<dov'è mio figlio?! Dov'è Cole!!>>

    Gli urlai accecata da un monito di rabbia.
     
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    CONTINUA DA: LUOGHI DI FESTA - DIVERTIMENTO - GRAN CASINO' SPADA


    Per l'intero tragitto in auto tra me ed Iris calò il silenzio, non che a me piacesse conversare e per fortuna sotto pressione lei non si era mostrata una femmina logorroica. Ancora una volta un punto a suo favore. Tenni gli occhi chiusi per alcuni minuti, dovevo ritrovare la calma e riassorbire parte del mio potere che nelle ultime ore era esploso furente dal mio corpo. L'energia di una creatura è come un'impronta nello spazio, se si posseggono determinate facoltà è possibile localizzarlo. Avevo fatto ritorno nel mondo dei vivi da poco tempo, i miei nemici erano ancora convinti che stessi bruciando all'Inferno. Le labbra mi si incurvano in un sorriso maligno, era un vantaggio che volevo sfruttare il più a lungo possibile per mettere a segno i miei piani. Solo che stava andando tutto a puttane.

    Kristofer era stato assassinato.
    John era morto.
    Cole l'avevano rapito.
    Raphael era vivo.
    Kilian era ancora a piede libero.

    La guerra ufficialmente ancora non era iniziata e l'ago della bilancia pendeva svantaggiosamente dalla mia parte. Cazzo. Non potevamo fallire, Cole doveva ritornare tra le braccia della madre... altrimenti quel maledetto bastardo avrebbe vinto. Mi accigliai nell'accarezzarmi il mento con l'indice ed il pollice, un principio di barba mi graffiava i polpastrelli e questo non era da me. Voleva dire che , porca troia, stavo mettendo da parte il mio IO per altri esseri viventi... e la coscia di Iris sfiorava crudelmente la mia gamba. Il suo odore femminile e voluttuoso impregnava l'angusto spazio dell'autovettura. Lei era cosi vicina ad infliggere atroci torture alla mia Bestia. Avrei voluto possederla sul sedile posteriore dell'auto, ma quello che potevo fare era ignorare quella femmina, non potevo guardarla con gli occhi della Bestia, non potevo bramarla con quella fame tipica della mia specie.
    Dovevo uccidere Armand Bredisc quanto prima e sbarazzarmi di Iris e del piccolo stallone. Non c'era posto per loro nella mia vita. Non li volevo nella mia vita. Loro mi avrebbero reso un maschio debole con un cazzo di cuore e con dei fottuti sentimenti. Pensai alla cosa inorridito, mi venne il voltastomaco al solo pensiero di poter fare una fine tanto triste.

    Impossibile, nessuno sarebbe mai riuscito a cambiarmi. Non esisteva redenzione per un demone del mio rango. Ero l'unico figlio maschio di Astaroth, Consigliere di Lucifero, i sentimenti non facevano parte del mio corredo genetico. Io ero marcio dappertutto. Espirai prigioniero della dolce fragranza di Iris, avevo ritrovato la calma e quadruplicata la mia voglia di lei. Niente era ancora perduto, avrei dato la morte a tutti quei figli di puttana che avevano collaborato nel privarmi dell'unico maschio di cui mi ero fidato e ... e.. .

    "..e cosa? lui era per te solo un socio.. uno che volevi scoparti. Iris e Cole invece, sono solo una firma su un contratto infernale. Nient'altro. "

    Accordi. Affari. Merce di scambio. Zero sentimenti. Uomini e donne erano questo per me. Non avevano alcun valore a meno che potevo ricavarne un beneficio. Al diavolo quelle stronzate da umani sull'amore e sull'amicizia. Esisteva solo il potere , il successo e l'appagamento.

    Inclinai leggermente la testa di lato ed i miei occhi seguirono la curva sensuale del collo di Iris. Con la punta dei canini avrei tracciato il percorso di quella vena gonfia graffiandole brutalmente la pelle delicata. I lunghi capelli stretti nel pugno , costretta ad esporre la gola , l'avrei provocata al punto da supplicarmi di morderla.

    " Sogni. Potrei possederla in sogno e lei nemmeno immagina su che tipo di predatore stia riponendo fiducia. "

    Scossi la testa e mi rivolsi ad un mio dipendente del Casinò, un umano che ora ci stava facendo da autista.. uno di cui non mi fidavo, non conoscevo. John non era sopravvissuto alle grida di dolore delle femmina letale che viaggiava nella mia auto. Il suo desiderio di avere in dono la vita eterna era scivolato come sabbia tra le dita. Troppo tardi per trasformarlo in vampiro.. ma.. ma ancora in tempo per farlo risorgere come Ghoul. Un divoratore di cadaveri piegato alla mia volontà.

    < Antonio lasciaci al cimitero e vattene. >

    L'umano cosi fece. Iris smontò dall'auto e nel frattempo diedi le ultime direttive ad Antonio prima che raggiungesse nuovamente il casinò. Scesi anche io e la cercai con gli occhi. Com'era bella .. agitata e in ansia lungo il sentiero delle lapidi. La seguii standole dietro senza raggiungerla, il cimitero era come una seconda casa per me. In molti in passato avevano fatto l'errore di sfidarmi nella terra dei morti.. . non sapendo che mi stavano consegnando un esercito infinito che avrei potuto comandare a mio piacimento. La negromanzia che era in me sfiorava con quel suo freddo potere ogni lapide. Sentivo i morti sussurrare, chiamarmi per poter essere nutriti della mia energia, ma Iris aveva tutta la mia attenzione.. ero predatore e sua preda allo stesso tempo.. impossibile resisterle. Il mio sguardo ardente di potere era incatenato al suo corpo e lei lo sapeva, ne era consapevole.. il suo odore, dio lei aveva il profumo dell'eccitazione e questo inferociva la mia bestia...

    .. che la bramava. Si stava trasformando tutto in una sorta di gioco erotico.. lei fuggiva avanti ed io le davo la caccia poco dietro.

    "Non provocarmi. Io .. io non posso.. " ogni muscolo contratto come se fossero pronti per scattare in avanti e imprigionarla sotto al mio corpo.. strapparle i vestiti con rabbia e desiderio, alzarle la gonna e .. . " NON POSSO AVERTI, CAZZO."

    Strinsi i pugni, bloccando l'ultimo pensiero nella mente. Non volevo cedere alle mie voglie. Non con lei. Non avrei mai toccato Iris.. . o forse avrei distrutto l'unico principio di sentimento puro che avessi mai avuto nella mia vita?
    Mi avvicinai quanto bastava per guardarla negli occhi, lei si voltò, e mi fermai.

    Ti prego non guardarmi cosi, mi disse in un sussurro e distolse subito gli occhi.

    < Un bastardo non ha principi morali. Non dimenticarlo mai. > in tono calmo e pacato le risposi cercando di controllare quegli impulsi sessuali che mi dilaniavano dall'interno.

    La vidi indietreggiare fino a toccare una fredda lapide di marmo bianco. Kristofer aveva avanzato in questo cimitero la proposta di matrimonio. Quei discorsi mi mettevano a disagio, non credevo in nessun sacramento e tanto meno nel matrimonio e nell'amore eterno. Mi accigliai.. . non avevo parole di conforto da darle e fu per questo che spostai gli occhi lungo il perimetro della terra consacrata, fingendo di perlustrarla con lo sguardo, ma non ne avevo bisogno... i miei poteri nel cimitero si amplificavano. Uno spillo non sarebbe potuto cadere al suolo senza che non l'avessi sentito. Lei mi stava osservando e si rese conto che conoscevo già il posto.

    Annuii brevemente e non la guardai. C'erano cose che lei non doveva venire a conoscenza. Si avvicinò al punto da poggiarmi le mani sul petto, alzai gli occhi e li puntai nei suoi, mi irrigidii visibilmente. Non mi piaceva essere toccato, a meno che non facessi sesso. La si poteva confondere con sprezzante freddezza ma era un qualcosa simile al terrore, all'ansia. Ferite antiche più di duemila anni tornavano ad aprirsi o forse mai avevano smesso di sanguinare.

    < Non farlo Iris. > sussurrai a denti stretti.

    Bramavo le sue mani ovunque.. ma dovevo sentire la pelle nuda a contatto con la mia per rendermi conto che fosse lei e non quel bastardo, ma non potevo toccarla in quel modo. Gli abusi e le percosse ricevute quando ero poco più di un bambino dal mio patrigno mi avevano segnato nel profondo tanto da detestare le carezze al di fuori di un rapporto sessuale e le maledizioni di mia madre che mi aveva lanciato per averlo trucidato e venduto lei al mercato nero avevano reso il mio sonno un tormento. Non potevo chiudere gli occhi se non con l'aiuto di un infuso di erbe che mi aiutassero ad avere un sonno senza sogni.. o meglio incubi. Forse per questo motivo da adulto io sia diventato un sadico figlio di puttana.

    Lei non poteva saperlo e mai avrei rivelato una cosa tanto umiliante. Soltanto mia sorella conosceva quei particolari. La stronza aveva assistito e non aveva mosso un dito per aiutarmi.

    < Nulla. Non c'è nulla che devi sapere. >

    Una voce.. simile ad una richiesta di aiuto proruppe dall'entrata della cella. Eravamo nei pressi dell'antico portone di ferro battuto della cripta Bredisc. Lei si voltò per seguire quelle parole, riportò l'attenzione su di me e mi assicurò che non sarebbe finita qui. Lei sue mani scesero lungo il mio corpo, trattenni il respiro, e stavolta arrivata sul bordo dei pantaloni, il mio corpo prese fuoco strappandomi un gemito soffocato di protesta quando si allontanò per indagare a chi appartenesse quella voce.

    Rapidamente mi diressi verso l'entrata della cella, precedendola. Trovai il cancello aperto e non chiuso a chiave. Quella chiave che Kristofer mi aveva consegnato per torturare Manuel.

    < Merda. > sibilai, chiaramente stavo giungendo alla consapevolezza che non vi era più alcun prigioniero in gabbia.

    Lo spalancai e come temevo non c'erano uomini a fare la guardia alla cella del demone. Lungo l'angusto corridoio del sotterraneo si intravedevano ciò che restava degli uomini assoldati da Kristofer. Quei corpi erano carbonizzati. Che Bredisc Senior avesse le chiavi della cripta? E' stato lui a liberarlo dalla prigionia?

    " MANUEL SILVESTRI E' EVASO, PORCO DIAVOLO. "

    Un suono gutturale simile ad un ringhio fuoriusci' dalla mia gola, le labbra si arricciarono scoprendo le zanne affilate. La rabbia deturpava i lineamenti del viso e i contorni della bocca. Non potevo incazzarmi come avrei voluto e nè potevo controllare personalmente la cella. Iris era con me.

    ..ed ora alla lista delle cose che mi remavano contro si era aggiunta: LA FUGA DI MANUEL.

    Stritolai la mano a pugno, i tagli profondi nel palmo si riaprirono ed il sangue sgorgò copioso a fiotti denso e scarlatto. Feci attenzione a non farne cadere una sola goccia sulla terra avida, convogliato al mio potere con esso avrei potuto risvegliare l'intero cimitero e la mia copertura sarebbe saltata.

    " Il bocconcino dovrà morire se non si unirà alle mie file e la storia d'amore con mio figlio cesserà di esistere. Vincent dovrà lottare al mio fianco per distruggere Armand Bredisc. Non ci sarà AMORE nella sua vita. Non ci sarà MANUEL a scaldare il suo letto."

    Ero accecato dalla gelosia mentre le mie mani e quelle di Iris spingevano i numeri incisi sulla parete del sotterraneo.. dietro quella parete giungeva l'eco di una voce maschile. Le nostre dita si scontrarono sull'ultimo numero, spingemmo insieme. Pensai che il mio territorialismo si spingeva fino a lei e suo figlio e la cosa mi rendeva ancora più pazzo. Il muro si sgretolò attivando un meccanismo segreto che fece si che parte della parete cadesse in macerie sotto ai nostri piedi. Venne alla luce una sala immensa scavata sottoterra nella roccia magmatica.

    e... incrociai due occhi scuri, di un caldo color cioccolato fuso.

    ".. quegli occhi. Non mi sono sconosciuti."

    Iris non perse tempo lo scaraventò contro la parete opposta e lo intrappolò spalle al muro tenendolo per la gola. Assistere alla scena mi eccitò non poco, tanto che feci scorrere la lingua su un canino completamente allungato. Quella bellezza era il figlio di puttana che aveva rapito Cole.. e finalmente era nelle mie mani.

    Spostai lo sguardo su una scala dove giacevano ammassati alcuni resti di un qualcosa che era andato distrutto. Non capivo perchè Kristofer ci avesse condotto tra quelle mura. Mi avvicinai lentamente ispezionando il luogo, il suono dei miei passi riecheggiava nella grotta.

    < Osa sfiorarla e non mi limiterò ad ammazzarti. > spostai i miei freddi occhi chiari sul suo viso. C'era qualcosa in lui che mi attirava come una calamita.

    Chiusi gli occhi per alcuni secondi in cerca del battito di quel cuore minuscolo, ma non vi era traccia. Cole non era più con quello schifoso figlio di puttana. Il sangue mi si gelò nelle vene. Le possibilità che il piccolo stallone fosse ancora vivo erano sprofondate drasticamente a zero.

    Perdere bel culo e il piccolo stallone a distanza di poche ore l'uno dall'altro era troppo da sopportare perfino per un demonio come me. Era come avere un cappio al collo che si stringeva col trascorrere del tempo.. fino a strozzarti. Mi importava di loro, non potevo più negarlo a me stesso. Sentii la bile acida salirmi in gola. Scattai su di loro, gelido e spietato schiacciai Iris tra il mio corpo e quello del bastardo. Poggiai entrambe le mani ai lati del suo viso, le dita conficcate ad artiglio nel muro friabile. I miei occhi completamente neri avevano inghiottito il bianco delle pupille. Erano occhi di demone. Occhi infernali, carichi di violenza e promesse di sofferenza e morte. Non lo avrei ucciso subito. No. Se c'era una minima possibilità che Cole fosse stato consegnato a qualcun altro avrei fatto l'impossibile per recuperarlo... ma se il figlio di Kristofer ... se avessero ucciso anche lui, avrei tenuto ancorato alla vita quella merda per giorni, fino a fargli desiderare la vera morte.

    < CHE N'E' STATO DI LUI? PARLA CAZZO. PRIMA CHE DIVORI LA TUA FOTTUTA LINGUA. > ringhiai con cosi tanto odio nella voce che fui sorpreso io stesso nell'udirmi.

    le-cercle-des-immortels,-dark-hunters,-tome-3---la-fille-du-shaman-151542

    Edited by Iole88 - 18/10/2014, 20:11
     
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    Ero disperato, mio padre dall'aldilà mi aveva giocato un brutto...bruttissimo ...scherzo...

    "Vaffanculo... Vaffaculo papà!!" pensavo mentre le mia grida di aiuto mi squarciavano la gola... volevo sdoppiarmi ancora per proiettarmi ancora fuori da quella cavità ma ero debole le mie energie erano al minimo... poi sentii dei passi e dei rumori oltre una parete che mi portarono a gridare ancora di più fin quando un muro enorme crollò come fosse stato cartongesso... tra la tanta polvere che si alzò per quel crollo comparvero due figura i miei occhi ricaddero subito su quella femminile che vidi sempre meglio...

    "Non può essere... che mi prenda un colpo..." era bellissima, ma i suoi occhi erano tristi combattuti ma furenti di rabbia... quegli occhi appartenevano a...

    "Mamma..." la parola mi morì in bocca e si fermò solo nella mia mente... indietreggiai per lo schock...

    "non può essere..." pensai... in un battito di ciglio me la ritrovai addosso mentre mi stringeva la gola... stava per strozzarmi come quelle casalinghe disperate sgozzavano una gallina in una delle tante festività.... iniziarono a scendermi senza volerlo dagli occhi alcune lacrime...

    "è proprio lei mio dio santo...." mia madre che avevo visto morire era di fronte a me... e voleva uccidermi... voleva suo figlio... voleva Cole... lei... MIA MADRE voleva me... e dietro di lei si impose la figura da me tanto amata ed odiata di mio zio Alexandre... o meglio ... .. . zio lo avevo chiamato da sempre io, perchè lui era stato da sempre uno zio per me lo avevo voluto così bene... lo avevo amato... mi aveva sempre protetto fin quando non venne a mancare mamma... da allora sopo pochi giorni Alexandre sparì senza ragione, mi abbandonò... ed ora anche lui era di fronte a me... minaccioso... difendeva mamma... e voleva lui...

    "VOGLIONO ME...il bambino ero io..." tutto mi fu chiaro... mio padre mi aveva portato indietro nel tempo...

    "Mio Dio..." il fiato mi stava per abbandonare mamma stringeva troppo mi avrebbe ucciso... e Alexandre era pronto per mangiare le mie viscere... dovevo far qualcosa... dovevo dire qualcosa... ma cosa potevo dire... per fargli capire che ero io in un tempo ragionevole per non farmi strappare il cuore... trovai la soluzione... ed era facile... pronunciare la parola più bella al mondo...

    Cercai di prendere un minimo di aria dalla stretta alla gola e la mia bocca pronunciò...

    <mamma...> respirai a stento...

    <sono IO...> portai miracolosamente una mia mano sulla sua che era intenta a stringermi la gola...

    <sono COLE... MAMMA...> lei sgranò gli occhi allibita... perse la presa e Alexandre sconcertato indietreggiò... la abbracciai così forte che quasi fui io in quel momento a soffocarla... lei non diceva nulla... le toccai le guance con le mani e la guardai in quegli occhi stupendi...

    <e' un miracolo mamma... credimi sono io... sono Cole...> le sfiorai le labbra con un bacio affettuoso... quel bacio che diedi al suo cadavere quando la sotterrai in compagnia proprio di lui... Alexandre... mi allontanai qualche passo da lei portandomi davanti a lui... il suoviso era sfigurato dalla rabbia che gli mangiava l'anima... io non sapevo in quale anno ci trovavamo ma se ero piccolo come mi ero visto non avrei dovuto tenere neanche un anno...

    "Mio dio siamo nel 2014? questo è mio Alex nel 2014... sempre bellissimo e potente..."

    incrociai i suoi occhi carichi di odio... <credimi sono io zio Alex...> mi avvicinai mentre indietreggiava, eppure lui non doveva essere così spaventato ne aveva visto di tutti i colori nella sua vita e poteva fare tanto con i suoi poteri, ma nonostante questo era scosso... speravo che mi avrebbe creduto... distoglieva lo sguardo... mentre Iris mia madre vedeva la scena senza mai pronunciare una parola...

    lo presi per le spalle... era infuocato... e non dovevo aver paura...doveva capire...

    <sono io zio... sono Cole... il tuo Cole...> gli rubai un abbraccio di qualche secondo se così si poteva chiamare... l'appoggio delle mie braccia sulle sue... poi mi salì una rabbia che mi accecò e gli tirai un pugno in pieno viso che lo colpì sul naso... sangue scarlatto schizzò dal suo bel viso...lo ferii...

    <mi hai abbandonato cazzo! Perchè? non te lo perdonerò mai...>

    era falso, sapevo che un giorno chissà quando lo avrei perdonato... ma la risposta non me la poteva dare di certo lui l'Alex del passato ancora non lo aveva fatto... mio zio Alexandre era tutto per me dopo la morte di mia mamma e mia zia mi rimase lui... ricordo che in quegli anni mi chiedevo se mai avevo anche dei sentimenti che sfociavano in altro per lui... ma le domande rimasero lì campate in aria... lui scomparve da Littoria quell'anno della morte di mamma e nessuno seppe più nulla... anni senza sapere il perchè della sua fuga da codardo... lui che mi promise da piccolo che mi avrebbe protetto... scossì la testa e ritornai a guardare lei... il sole della mia vita che era ritornato dal mondo dei morti... mia madre... altre lacrime mi scesero dagli occhi... pregavo che mi avrebbero creduto anche perchè dopo lo schock iniziale una reazione l'avrebbero pure avuta... e chissà quale mio zio Alexandre visto che aveva anche il naso insanguinato...

    "sono stato uno stupido a farlo...." ma avevo il carattere in questo di mio padre... mia zia me lo diceva sempre...

    "troppo impulsivo e provocatorio Cole...." attendevo con la paura in corpo il mio destino.... con la domanda tra me e me...

    "se muoio ora ritorno nel mio tempo? O vengo cancellato dalla faccia della terra?"

    Yhhxw8Ol
     
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    sentire il corpo di Alexandre dietro di se per un attimo le fece quasi perdere la stretta che aveva sul collo del ragazzo

    il suo corpo mi ricorda quello di Kristofer, entrambi forti e dominanti..

    La sua presenza la incitava a continuare, in fondo avrebbe anche potuto rimanere in disparte, nessuno lo obbligava a starle accanto, ma aveva scelto di restare… che fosse solo per il legame che aveva con Kristofer questo non le interessava più, tutto quello che aveva fatto per lei e il suo bambino era sufficiente…

    Sentì il ragazzo deglutire a fatica, ma non aveva alcuna intenzione di mollare la presa, lui aveva il suo bambino e gli avrebbe fatto subire ogni tortura che la sua mente sarebbe riuscita ad immaginare pur di riaverlo.
    lo guardava negli occhi con sguardo fermo e carico di brutali promesse, ma quegli occhi… quegli occhi, come era stato per la sua voce…. non riusciva a capire quella sensazione che aveva nello stomaco quando li guardava

    “mamma”

    quando sentì pronunciare quella parola il suo cuore perse un battito, vide le lacrime rigargli il viso

    ma che… ha intenzione di prendermi in giro!?

    la rabbia montò di nuovo, come si permetteva di chiamarla in quel modo, prima gli aveva strappato il suo bambino dalle braccia e adesso osava darle quell’appellativo senza nessun diritto?
    la sua mente si annebbiò, sentì la gola bruciare, stava per succedere di nuovo.. stava per urlare… ma il ragazzo continuò ignorando gli avvertimenti e la presa che aumentava, le sue parole, dette raccogliendo tutta l’energia che gli era rimasta, la scossero a tal punto da sembrarle sempre più vere, e più lo guardava più le sembrava che la sensazione in fondo al suo stomaco, stesse dando ragione al ragazzo che aveva di fronte.

    no non è possibile… non può essere… non ci devo cascare… non posso…

    ma la sua mano non lo stringeva più, ora lo guardava e basta, alla ricerca di una replica che non trovava, lasciò che la abbracciasse, in quel momento respirò il suo odore per capire se mentiva o era davvero suo figlio, ma non riusciva a credere nemmeno ai suoi sensi, non si fidava più di se stessa.

    non è possibile, nemmeno due giorni fa era dentro la mia pancia, l’ho tenuto in braccio qualche ora fa… no…no…NO

    i pensieri la tormentavano come tante piccole pugnalate, mentre continuava a guardarlo, lo studiava in ogni suo piccolo gesto e sfumatura, “Cole” rivolse la sua attenzione ad Alexandre, lo chiamò zio e questo la confuse ancora più, prese un respiro profondo, ma proprio mentre stava per parlare sentì il ragazzo accusare Alex di averlo abbandonato e gli sferro un pugno, le parole gli rimasero dentro, ma se era una recita stava davvero andando oltre il copione.

    Le zanne le spuntarono in un attimo senza che se ne accorgesse

    dio questo odore….

    il sangue di Alexandre, le fece vibrare il corpo, non immaginava che la sua natura di vampira fossero ancora viva, non aveva idea di cosa le stava succedendo ora che era diventata una Banchee… tutto era nuovo come se l’istinto e la rabbia fossero le uniche cose in grado di dominarla… e quel sangue sapeva bene che sapore aveva e che effetto le faceva, un calore famigliare si propagò dal suo basso ventre…

    che mi prende! tutto questo deve finire!

    guardò Alex negli occhi e capì le sue intenzioni, di istinto si mise tra lui e il ragazzo, per impedirgli di reagire a quell’affronto, sapeva che a lei non le avrebbe fatto del male

    <<ti prego…>>

    mimò con le labbra continuando a guardarlo, l’odore del suo sangue non smetteva di tormentarla e con tutta probabilità Alexandre aveva notato i canini oltre il movimento della sua bocca, chiuse gli occhi e con estrema fatica ritirò le zanne, si avvicinò a lui piano come se fosse un animale selvaggio pronto a scattare al minimo movimento, allungò le dita sul suo viso e raccolse un po' del sangue che gli stava arrivando al labbro superiore, fu più forte di lei, si portò l’indice in bocca assaporando solo quelle poche gocce.
    Aveva deciso di concedersi solo quella piccola debolezza… Alex la guardò ancora nel modo in cui gli aveva pregato di non fare…

    Non disse altro e si voltò di nuovo verso il ragazzo che diceva di essere Cole, rimase tra loro due. Non sapeva che cosa stava succedendo, non sapeva se fidarsi di lui sarebbe stata una buona idea, ma d’istinto si era messa tra di loro per impedire che gli venisse fatto del male.

    <<come faccio a sapere che è vero? che è successo al neonato che avevo tra le braccia? com’è possibile che tu sia reale?>>

    stinse gli occhi continuando a guardarlo, si avvicinò a lui e ridisegnò i lineamenti del suo viso con le dita, la sua fronte… il suo naso… la sua bocca… i suoi occhi.
    Non disse nulla per un tempo che sembrò infinito, continuò solo a guardarlo

    non è possibile…

    la sua mente imperterrita le diceva di non fidarsi di non cedere, quella lotta interiore la stava sfinendo, finché poi, il suo istinto ebbe la meglio, continuò a seguire la sensazione che aveva nello stomaco e lo strinse di nuovo in un abbraccio, proprio come lui aveva fatto con lei poco prima, lo strinse forte come se non volesse più lasciarlo…

    <<cole…>>

    sussurrò continuando a stringerlo.
     
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    Un tempo mi fu detto che i miei occhi avevano calde e limpide sfumature verdi, come quelli della femmina che mi aveva messo al mondo. Quel calore come cera consumata da una fiamma, si era spento da lungo tempo ormai da non conservare memoria. Aveva lasciato il posto a due pozze di mercurio liquido. Grigie, fredde, incolore, un riflesso della mia anima irrimediabilmente corrotta.
    Inchiodavo al muro di pietra calcarea il ragazzo con quegli occhi. Spietati, gelidi come l’abisso da cui mi ero sottratto per tornare a camminare tra i vivi. La luce flebile delle torce incassate alle pareti del sotterraneo illuminavano chiaramente i lineamenti di chi aveva rapito Cole dalla mia casa. Era dannatamente bello. Occhi e capelli scuri, pelle dorata.. doti che non avrebbe potuto sfruttare a suo favore, non quando la vita del figlio di Kristofer era in bilico su una lama affilata.

    Era ancora vivo? Avevo fallito miseramente nel difenderlo? Erano domande che mi divoravano. Responsabilità e persone che nella mia vita non avevo desiderato. Eppure la verità più patetica era la paura di poterli deludere. Quel ragazzo avrebbe confessato e invocato l’aiuto di tutti i santi in Paradiso purché lo aiutassero a morire velocemente pur di sottrarsi dalla mia sete di sangue. Non poteva immaginare neanche lontanamente quanto la sofferenza ed il dolore potessero piacermi. Quei rantoli soffocati che uscivano dalla sua gola erano solo il preludio che lasciava presagire ciò che gli sarebbe accaduto.

    Erano le dita affusolate di Iris che serrate in una morsa micidiale gli sigillavano la trachea privandolo del tanto agognato ossigeno. Solo la distanza di un respiro teneva separati i nostri corpi, la sua schiena aderiva al mio torace. Il seducente profumo dei suoi capelli teneva prigionieri i miei sensi. Maledicevo e, allo stesso tempo, veneravo quella femmina. Ma per quanto Iris, in qualche modo ,mi aveva reso schiavo della sua presenza nella mia vita , i miei occhi continuavano a trafiggere quelli del ragazzo. Era la mia preda, ed era in trappola.. solo un intervento divino , forse, avrebbe potuto toglierlo da sotto le mie mani.

    Lo sentii sussurrare una parola. Il mio cervello si rifiutò di recepire il messaggio. Ma il ragazzo continuò e quella parola, Mamma, fece oscillare le mura di pietra.. o probabilmente ero troppo sconvolto da riuscire a mantenere la posizione eretta.
    Indietreggiai di un centimetro, separandomi dal corpo di Iris.

    < Tu. Menti. > , i miei occhi erano cerchiati da puro odio.

    Sono Cole… MAMMA..

    "Non può essere, vuole fotterci." digrignai i denti come un cane rabbioso.

    .. ma poi lo vidi abbracciare Iris, lei era più confusa di me, lo percepii dal suo odore che era mutato. Mi ritrassi di colpo ed indietreggiai di diversi passi in direzione della parete opposta. Scene come quelle distruggevano le mie difese, come se fossero di cartongesso sotto alla potenza di una palla da demolizione ne venivo annientato.

    “Non perdere la ragione Alessandro. La troia di tua madre non ha più alcun potere su di te.”

    Era da tutta una vita che fingevo di star bene, ma incubi e tremendi ricordi della mia infanzia mi avevano reso il mostro che ero oggi. Ed il legame che aveva Iris con suo figlio mi aveva fatto capire cosa mi era stato negato.

    Che il nemico fosse a conoscenza delle nostre più oscure debolezze? Un modo diabolico di annientarci facendo leva sulle nostre paure e sentimenti. Ma come cazzo aveva fatto a scoprirlo?

    Lo vidi avvicinarsi.

    < Non fare un passo avanti che ti taglio la gola. > la rabbia cresceva a dismisura.

    Incrociai i suoi occhi, scuri e profondi come le tenebre più seducenti. Occhi come quelli li avevo visti su di un solo viso. Occhi che non avrebbero mai più potuto posarsi nei miei.

    < Smettila di fissarmi. > lui avanzò ed io continuai ad indietreggiare, sentivo sotto le scarpe del materiale andato distrutto sul pavimento di terra.

    Sono io Zio Alex.

    Mi fermai di colpo. Zio Alex. Quella creatura meravigliosa che avevo aiutato a venir al mondo, avrebbe potuto un giorno chiamarmi zio?… . eppure le sue parole sembravano sincere, parevano quasi celate da … affetto?

    Mi rifiutai di credergli. Nessuno avrebbe mai potuto amarmi.

    < Non sei Cole. > fissai duramente la parete di pietra.

    Dei, quegli occhi mi fottevano.

    Mi afferrò per le spalle, insistette di essere lui il mio Cole, sentii perfino l’accenno di un abbraccio e se fosse possibile mi irrigidii ancor di più. Ma poi il suo vero intento venne alla luce, approfittò del mio stato di confusione per quell’approccio inaspettato per sferrarmi un violento pugno in pieno viso.

    Scattai indietro per contrattaccare, distribuendo meglio il peso sulle gambe.

    Sangue scarlatto e bollente in rivoli si incanalò ad un lato della bocca, non mi presi il disturbo di ripulirmi con la manica della giacca. Ci tenevo al mio completo Armani.

    < Sei un uomo morto! > snudai le zanne bramose di dilaniare la sua carne a pezzi.

    Poi mi accusò di averlo abbandonato e mi chiese il perché .. quel bastardo giocava sulle emozioni. Che leggesse il pensiero? Le anime?

    < Che cazzo dici! Consegnami Cole, subito! >

    Stringevo i pugni, le unghie conficcate nei palmi delle mani. Cole se potesse parlare, penserebbe questo di me... che l'avevo abbandonato nelle mani del suo aguzzino.

    "Dove ti tengono prigioniero piccolo stallone? Dove, cazzo!"

    Persi letteralmente la calma volevo quel bambino ad ogni costo, attraverso quelle poche gocce di sangue che sporcavano di rosso il pavimento sotto ai miei piedi, richiamai la negromanzia , spinsi sottoterra il potere che avevo sui morti e nutrii di potere la terra bramosa.

    Un sorriso malefico si dipinse sul mio volto da gran figlio di puttana.

    Mai sfidarmi in un cimitero, potevo disporre di un infinito esercito di cadaveri e muoverli a mio piacimento.

    Incrociai gli occhi di Iris e lei capì le mie intenzioni. Lessi sulle sue labbra color pesca un “ti prego” sussurrato e l’odore intenso ed inebriante della sua eccitazione saturò l’aria, persi il controllo del mio potere.

    Punte bianchissime dei canini si intravedevano in quella bocca da possedere a morsi.

    L’incubo, segretamente incatenato nel mio corpo, brutalmente ruggì. Volevo le sue zanne conficcate nel collo mentre la scopavo selvaggiamente in quella fottuta cella.

    “Non ora, cazzo. Non ora, porco diavolo.”

    La osservai predatorio venirmi incontro. Le iridi nere avevano inghiottito interamente il bianco degli occhi. Era la mia forma demoniaca. Il colore degli occhi era un chiaro segnale delle mie origini infernali. La guardai impotente e la pregai con quegli stessi occhi di smetterla di torturami. Con il polpastrello raccolse una goccia di sangue prima che potesse sfiorarmi peccaminosamente il labbro superiore. Chiusi gli occhi a quel contatto e soffiai felino come un leone addomesticato. La vidi portarsi l’indice alle labbra e succhiarlo dal sangue. Mi ferì il labbro con le zanne e fu in quel preciso istante che puntai gli occhi neri come abissi in quelli del presunto figlio di Kristofer.

    Inconsapevolmente Iris aveva spezzato definitivamente le robuste catene che mi permettevano di nascondere la mia vera natura.

    Restò nel mezzo a dividerci, e fece delle domande al ragazzo. Ancora non si fidava di lui, ma istintivamente mi aveva fermato e lo aveva difeso. Le si avvicinò, spinse le splendide mani a ridisegnargli i contorni del viso, ed io lentamente mi avvicinai portandomi alle spalle del giovane maschio. Lo strinse forte, quasi lo stritolò in un abbraccio e sussurrò il suo nome.

    Cole.

    Nei minuti che li osservai, studiai il tutto e tirai le mie conclusioni.

    Gli lasciai il tempo di riconoscersi e di ricongiungersi da madre a figlio, poi mi posizionai ad un centimetro dalla sua schiena possente ed infilai un braccio attorno al suo collo. Me lo tirai addosso.

    < Sei come lui. > sussurrai al suo orecchio, inspirai l'odore della sua pelle per ritrovare un qualcosa che potesse richiamare il profumo inebriante del neonato che avevo tenuto tra le braccia.

    "Impulsivo."

    Vidi suo padre perdere le staffe nella mia casa. Era a cavalcioni sulle mie gambe, quando scoprì che mi ero nutrito del sangue di Manuel. Ricordo la belva che era diventata, senza neanche darmi il tempo di controbattere una sola parola.

    "Kristofer" avrebbe tormentato i miei sogni nei giorni a venire.

    Mi riempii i polmoni del suo buon odore, profumava di magia, di vampiro e .. di lui.

    < Piccolo stallone.. > sussurrai ammansito.

    I miei occhi tornarono ad essere grigi e spenti, < Un giorno mi racconterai cosa cazzo è successo in questa cella. >

    Lo tenevo fermo con una mano posata sull'ampio petto, la sua schiena mi sfiorava appena, odiavo il contatto fisico... e da quei due dovevo tenermi alla larga. Avrei dovuto abituarmi alla presenza di un maschio adulto da mantenere off limits come la madre.

    Mi allontanai di scatto, non ero un uomo da abbracci e parole dolci, questo era il massimo che avevo da offrire. Sentii il cellulare vibrare nella tasca dei pantaloni.

    < Per la miseria, c'è campo perfino nelle viscere della terra. Che cazzo! >

    Un sms inviato dagli uomini che si occupavano della sicurezza della mia proprietà.

    Padrone, appena può torni a casa. Un misterioso pacco l'attende nel suo ufficio.

    Non era riportato il mittente ma, doveva essere qualcosa di importante, visto che ero stato disturbato.

    Guardai entrambi, dovevamo occuparci del corpo di Kristofer e probabilmente Cole avrebbe voluto vedere suo padre.

    < Iris, Cole ... torniamo al casinò. Dovete occuparvi di questioni di famiglia in un ambiente sicuro. Li ci sono i miei uomini a difesa dell'attico. >

    Assottigliai gli occhi nell'incrociare lo sguardo di Cole.

    < E' protetto da un incantesimo.. e tu. > lo indicai con l'indice. < .. come diavolo sei riuscito ad oltrepassare la soglia? >

    Mi risistemai impeccabilmente la giacca. Dovevo occuparmi anche di questo, rendere più sicura la mia base di potere.

    < Ho un impegno urgente. Vi seguirò il primo possibile. >

    Sfiorai il braccio di Cole < Guardatevi le spalle e non fidatevi di nessuno. Non ci metterò molto. Damien, vi aspetta all'entrata del cimitero. Usate lui per spostarvi in auto. >

    Guardai Iris un'ultima volta e mi smaterializzai.

    CONTINUA IN: LUOGHI CITTADINI - VIALE - DIMORA SPADA
     
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    il mio cuore batteva così forte che avevo paura di collassare e morire con un infarto in questo cella come un misero mortale... mia madre mi stava stringendo tra le sue braccia...

    "mia madre" pensai

    "la mia mamma" che mi era stata strappata via dalla mia vita davanti ai miei occhi da Armand uccisa freddamente... ricordavo ancora quella scena ma ora era lontana dalla mia mente... ora nella mia mente c'era quella scena attuale... la mia mamma che mi stringeva forte e zio Alex che guardava con un velo negli occhi strano che non gli avevo mai visto... un velo che fosse stato di un sentimento per me e mamma? forse non lo avrei mai saputo ma dentro me lo sapevo, lui ci aveva da sempre adorato, ci aveva sempre amato... ma doveva spiegarmi prima o poi perchè mi aveva abbandonato anche se capivo bene cosa era successo ormai... io mi trovavo nel passato e loro non sapevano quello che era successo nel mio futuro e quello che avevano fatto... magari potevo rimediare alla morte della mia famiglia...

    zio Alex come sempre non aveva reagito bene credeva che ero un impostare ma quando capì e mi strinse a modo suo da dietro... su di lui, capii che mi avrebbe cercato di difendere da tutti... ma aveva lui bisogno di aiuto questa volta, se avrebbe fatto di testa sua si sarebbe realizzato tutto quello che avevo vissuto e avremmo perso mamma... zio Alex non restò molto in cella... aveva bisogno di uscire... io invece avevo bisogno di parlargli di stringermi anche a lui, lui aveva su di me un forte ascendente... da sempre ero sempre attirato a lui ed a volte in tutti i sensi e non mi ero spiegato mai veramente il perchè... forse perchè lui aveva conosciuto mio padre molto bene e poteva svelarmi degli aspetti di papà che non avevo mai conosciuto... da lui avevo sempre preso la forza per affrontare la perdita di mamma fin quando poi sparì...

    <aspetta zio!> gli urlai... ma lui era già fuori da quel posto volevamo che lo seguissimo la più presto, voleva tenerci con lui, al sicuro... e poi riguardai lei

    "mamma" <mamma!> urlai quando Alexandre uscì via...

    <mamma!> piansi stringendola ancora di più a me...

    <mamma CARA E' UN MIRACOLO...! MAMMINA MIA...> le dissi ormai senza più nessun freno senza nessuno che poteva sentirti, eravamo solo io e lei... la strinsi a me e quasi la cullai nel mio abbraccio...

    <papa' CI HA FATTO UN BELLO SCHERZETTO MAMMA...> la baciai piangendo sulla fronte...

    e mentre la guardavo in quegli occhioni splendenti di gioia le dissi
    <credo che papà mi ha mandato dal futuro qui per cambiare qualche evento... e so quale evento...> la accarezzai il volto...

    <vengo dal 2024 mamma e tu lì non ci sei...Armand ti ha ammazzato!> la baciai di nuovo... e i suoi occhi si spalancarono dalla rabbia...

    <non temere...mammina...> la portai di nuovo nel mio abbraccio e la strinsi...

    <quella zanzara la schiaccerò con le mie stesse mani... lo giuro su Dio.>

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    La continua preoccupazione di Alexandre per me e mio figlio era l'unico sentimento che ancora riusciva a scuotere il mio animo, per il resto era solo pervaso di rabbia e odio verso chi aveva distrutto la mia famiglia.
    Lo guardai negli occhi prima che si smaterializzasse.
    Sentii la voce di Cole che lo chiamava zio, poi il suo grido disperato mentre ripeteva quasi come un mantra "mamma" il suo abbraccio mi emozionò quasi come la prima volta in cui lo strinsi a me appena nato, stava piangendo e non ne capivo il motivo.
    Nominò Kris e il mio cuore ebbe una fitta tremenda

    <<tutto questo è opera di tuo padre? Ma come...>>

    La voce mi si ruppe dal pianto, cavolo non potevo nemmeno pensarci o nominarlo che il mio cuore affogava nel dolore, feci per asciugarmi le lacrime ma capii che era inutile non sarei riuscita a fermarle, lasciai che Cole continuasse...

    Le sue parole mi scioccarono, Armand mi aveva uccisa

    <<tuo padre ha sbagliato il momento al quale rispedirti... Il nostro matrimonio... È lì che...>>

    Non riuscivo a parlare adesso quasi singhiozzavo

    mio figlio non è cresciuto solo senza un padre... Ma anche senza una madre...

    La cosa che avevo al mondo di più prezioso aveva sofferto e era stata coraggiosa molto prima del tempo... molto prima che fossero necessario...
    Mio figlio mi accarezzava e mi guardava e io non facevo che piangere

    <<mi dispiace io...>>

    Lo abbracciai ancora, la sua stretta era forte, nascosi il mio viso nell'incavo del suo collo, il suo odore era magnifico, molto diverso da quando lo avevo abbracciato poche ore prima dopo la nascita, adesso somigliava in modo impressionante a quello di Kristofer.
    Mi disse che avrebbe ucciso lui lo zio, per me era un pensiero inaccettabile

    <<non te lo permetterò, è fuori discussione!>>

    Non avrei permesso che quel bastardo si avvicinasse a mio figlio, piuttosto sarei morta prima... E a sentire Cole proprio questo era successo...

    <<dobbiamo andare prima che tuo zio ci venga a cercare...>>

    Mi asciugai le lacrime maldestramente e presi Cole per mano, ero sicura che non gli sarebbe bastato il mio divieto, se era un minimo cocciuto come suo padre, la discussione non sarebbe finita lì.
    Mi avviai fuori da quella cella non allontanandomi da mio figlio, come detto da Alex una macchina ci aspettava puntuale per condurci al casinò.
    L'autista scese accennò addirittura un inchino di saluto e ci aprì la portiera per permetterci di salire, lo ringraziai con un cenno della testa e entrai seguita da Cole.

    <<non posso credere che tu sia reale...>>

    Stringevo ancora la sua mano e con il pollice lo accarezzai

    <<avrei tantissime domande da farti... E dovrei anche sgridarti per aver rapito te stesso bambino...>>

    Sorrisi

    <<ma è da un po che non ho un momento di gioia e sto cercando di concedermi il lusso di provarlo grazie a te>>

    CONTINUA IN: Luoghi di festa -Divertimento -Casinò Spada
     
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    Super Creatura della notte

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    mamma non volette ascoltarmi, era dura non avrebbe mai permesso di spargere sangue e farmi giustizia con le mie mani, ma io sapevo... sapevo tanto del futuro, dovevo custodirla, amarla, darle tutto l'amore che papà non le aveva potuto dare a causa del bastardo del mio maledetto zio Armand... era bellissimo essere stretto a lei nella macchina lussuosa che ci accolse fuori a quel maledetto luogo...

    <ti AMO MAMMA...> le dissi... non glielo avevo mai detto nei nostri eventi passati nei quali me l'avevano portata via per sempre... e questa volta ero intenzionato a fare anche quelle cose che non avevo fatto, avevo una seconda opportunità per fare .... tante cose...

    CONTINUA IN: Luoghi di festa -Divertimento -Casinò Spada
     
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10 replies since 31/12/2013, 01:30   186 views
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