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I giovani gemelli Rivera hanno deciso di investire capitali nel commercio di armi.
Ampio campionario di armi da fuoco e da taglio.
Aperti 24 ore.
Chi decide di far fuori qualcuno non ha tempo da perdere.. lo stesso vale per chi deve proteggersi il culo.. -
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CONTINUA DA: LUOGHI CITTADINI - CITTA' - LES TRESOR DE NADIYA
Fui preda dell'ennesimo attacco d'ansia, non appena entrai nel negozio di armi. Quel pugnale, quel demone..
.. e le visioni che mi tormentavano da una vita, mi tenevano costantemente sotto pressione. Ma arrivò il suo abbraccio che mi tenne stretto restando dietro le mie spalle ad infondermi sicurezza.
Lui era con me, non dovevo temere più nulla.
Mi rilassai adagiandomi nel porto sicuro del suo ampio petto. Feci un lungo respiro e mi riempii le narici del suo buon odore di lupo.. odore di Noah. Chiusi gli occhi ed accarezzai le sue mani che stringevano la vita. Mi aveva aperto la sua casa, il suo mondo.. "dio era tutto un sogno e presto mi sarai dovuto svegliare?"
Mi voltai ed allacciai le braccia attorno al suo collo, posai le labbra sulle sue lievemente .. come a volerle sfiorare in un bacio..
"Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata." pensai ardentemente.
..poi mi sciolsi dall'abbraccio, mi guardai intorno e scossi leggermente la testa. C'era solo violenza, appesa su quelle pareti. Ed io proprio da essa volevo fuggire. Non ero tagliato per quel mondo.. o meglio se mi fossi inoltrato su quella via.. mi sarei distrutto con le mie mani.
Le visioni erano chiare, mi sarei perso. Non sarei diventato altro che un assassino, colpevole di aver ammazzato il sangue del mio stesso sangue. Presi posto dietro al bancone e tirai fuori il pugnale che il demone mi aveva lasciato. Lo posai sul ripiano di vetro per mostrarlo a Noah e restai in silenzio.
Chiamai mio fratello, le nostre menti erano collegate, sempre connesse. Era giunto il momento di metterlo al corrente delle mie scelte. Sfregai le mani sulle gambe, abbandonarlo voleva dire distruggerlo. Ma non potevo continuare a vivere sotto lo stesso tetto, da un giorno altro sarei impazzito ed i miei incubi si sarebbero avverati.
Dovevo trovare la forza di lasciarlo andare.
Per sempre.
"Kevin dobbiamo parlare."
Edited by Iole88 - 26/10/2014, 23:26. -
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Ero curioso di sapere a cosa stavo andando incontro. Mi ero avvicinato troppo a Brendon e, nel farlo, avevo lasciato scoperto quella parte di me che avevo celato a lungo.
Dopo averlo stretto a me, lui si girò e poggiò le sue morbide labbra sulle mie... lo fece dolcemente...
oh... dio... lo desideravo più di qulasiasi altra cosa.
Quando si allontanò dalle mie braccia lo vidi, infelice di quello che pensava essere il suo destino, turbato da quello che era successo e dai suoi pensieri.
Sapevo che stava per arrivare lo scontro con il fratello. Io ci sarei stato, lo avrei protetto... mi sarei scontrato con lui se fosse stato necessario.
<< E' arrivato il momento di parlare con tuo fratello. Andrà tutto bene. Io sarò con te e non gli permetterò di farti del male.>> poi aggiunsi << E non permetterò a te di far del male a lui. >>
In attesa dell'incontro dovevo sapere qulacosa in più del demone.
<< Mostrami cosa è successo con il demone. Ora!>> il mio fu quasi un ordine. Sapevo che rabbrividiva solo all'idea di rivivere una cosa del genere ma, io dovevo capire. Solo così potevo prepararmi a difenderlo...
Mi resi conto che questa paura in qualche modo sarebbe potuta diventare la sua forza. Non doveva nascondersi.
Mi avvicinai alle sue spalle e appoggai le mie mani sui suoi fianchi.
Cazzo! faccio davvero fatica... lo voglio. Ora! ma.. non era il momento giusto...
Feci un respiro profondo e tornai a parlare con lui.
<< Fa un respiro profondo. Ti prego, ripercorri tutto senza tralasciare niente. >>
Lo incoraggiai stringendolo ancora di più al mio corpo. Avvicinai le mie labbra al suo collo e lo bacia delicatamente. Facevo fatica a resistere all'odore della sua pelle...
<< Dobbiamo capire cosa voleva da te. Devi essere in grado di difenderti. >> gli sussurai all'orecchio.
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Sentii la testa girare seguì un improvviso senso di sbandamento, ancorai le mani sul bancone per non sbattere a terra. Ero come stordito e mi ritrovai impreparato ad affrontare la nascita di un misterioso vuoto incolmabile.
Qualcosa non andava.
“Kevin, dove sei?”
Non riuscivo a percepirlo. Il filo invisibile che legava le nostre menti, da quando avevamo spalancato per la prima volta gli occhi al mondo, era stato spezzato. Ero caduto in uno stato di completa solitudine. C’ero solo io nella mia testa.
“Rispondi cazzo!”
Dovevo annunciargli il mio abbandono del branco, la mia penosa uscita di scena. Kevin sarebbe rimasto solo perché la maggior parte del branco era stato massacrato mesi prima in Brasile. Ma adesso…
Noah interruppe il corso dei miei pensieri, mi disse che non avrebbe permesso me e lui di farci del male. Avrei voluto tirare un sospiro di sollievo ma.. .
< Sto provando a contattarlo.. ma non lo sento. >
Indicai la mia testa.
< Qui dentro. E’ sparito. >
Iniziai a parlare velocemente, lo facevo ogni qual volta mi agitavo.
< E’ come se il nostro legame fosse stato reciso. >
Lo guardai dritto negli occhi, l'odore di Noah mi infondeva sicurezza. Odore di maschio, di lupo dominante. Avrebbe potuto avere un branco tutto suo. Un leader lo si riconosce dall'odore che emana. Gli accarezzai la spalla e scossi la testa.
< Probabilmente non è nulla.. e mi sto preoccupando inutilmente. > mi sforzai di sorridergli.
"Brendon sei un disastro!"
.. Noah mi chiese del demone.
Una doccia gelata suonò il suo ordine. Mi venne la pelle d’oca al solo pensiero di dover ricostruire mentalmente l’incontro col demone nel negozio di armi.
< Lei.. lei… >
Indietreggiai di un passo ed andai a sbattere con la schiena contro l’ennesimo scaffale.
“Mãe de Deus!”
Pile e pile di proiettili caddero sul marmo del pavimento. Mi inginocchiai a terra e cercai di sistemare tutto velocemente, ma le mani mi tremavano. Cercai di nasconderlo a Noah, ma ero cosi maledettamente maldestro.
Si avvicinò alle mie spalle una volta che mi fui alzato. Le sue mani sui miei fianchi. Sentivo il suo respiro bollente accarezzarmi il collo nudo. Rabbrividii di piacere e aderii al suo corpo. Feci un grosso respiro come mi ordinò di fare e allo stesso tempo mi pregò di ripercorrere ogni cosa fosse accaduta con il demone.
Gemetti, quando strinse le mani con maggior pressione sui fianchi. I muscoli di Noah duri e tesi accoglievano in un abbraccio il mio corpo ora febbricitante per la bocca che marchiava a fuoco il mio collo.
Era un bacio delicato.. ma il suo bisogno vibrava sulla pelle.
Come potevo sentire le farfalle nello stomaco quando avrei dovuto tremare di paura?
Mi strusciai felino contro di lui, per noi lupi il contatto era tutto... e Noah aveva il potere di incendiarmi come se fossi legna da ardere.
< Farò di meglio. > gli dissi in un sussurro.
Mi liberai dalla sua stretta e mi sedetti accanto al monitor posto sul bancone della cassa.
< Ti mostro il video di sorveglianza del negozio. >
Avrei dovuto cancellarlo prima dell'arrivo di Kevin, non volevo che collegasse l'accaduto con l' abbandono della nostra casa. Aprii i file che contenevano le registrazioni e cliccai sul video.
Mi alzai e feci segno con la mano a Noah di sedersi.
Avrebbe visto e ascoltato tutto.
L'ingresso del demone. La consegna del pugnale. Il bacio..
Mi poggiai con un fianco al bancone e per il nervosismo accessi una marlboro.
Avevo ripreso a tremare.
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“Farò di meglio” mi disse.
Mi invitò a sedermi e mi mostrò sullo schermo il firmato di sorveglianza. Il fumo della sigaretta che aveva acceso, si unì, al suo profumo di lupo e, io, per un attimo persi la concentrazione. Alzai un attimo lo sguardo e vidi il suo volto preoccupato. Gli sfiorai la mano e presi a visionare il filmato.
Non riuscivo a capire. Chi mai poteva avercela con lui. Se al suo posto ci fosse stato Kevin, lo avrei capito senza alcun problema.
Una donna affascinante entrò nel negozio, appoggiò un pugnale di vetro sul bancone e chiese a Brendon, impalato dietro al bancone, di affilarlo. Lui si spostò davanti al bancone e inizio il suo lavoro e poi, la donna si spostò addosso a lui e mise la sua mano sul petto di lui. Lo chiamò Evandro e gli disse che avrebbe scelto lui.. la mia mano si irrigidì sulla scrivania ma, continuai a fissare il video.
La donna gli disse che il pugnale era un cimelio di famiglia e che aveva ventiquattro anni.
Perché specificare una cosa del genere – mi chiesi.
Quando lui le disse di chiamarsi diversamente e che non la conosceva, la ragazza sorrise, si presentò e lo baciò. Dai suoi movimenti e dai sussurri si percepiva la sua natura demoniaca. Come hai fatto a non capirlo? Fatto questo fece per uscire ma, fermata da Brendon che le voleva tornare l’arma, lei gli disse che era lui che la doveva usare.
Vidi il lupo scosso dall’accaduto prima indietreggiare, cadere in ginocchio e dopo uscire dal negozio. Conoscevo il seguito…
Mi alzai di botto , furioso, e presi il giovane per il collo sbattendolo contro il muro. I suoi occhi si riempirono di paura, lo vidi. Sentì il suo corpo scosso dalla paura… non sia aspettava di certo questo.
<< Che cazzo ti passa per la testa >> urlai << Non sai riconoscere un demone quando ti si presenta davanti?>> lasciai la presa sul suo collo e lo vidi scivolare giù.
Che tu sia dannato! Pensai pieno di rabbia
Sapevo di essermi arrabbiato con lui, forse troppo, ma sapevo il perché. Avevo dovuto massacrare il mio branco per uno come lui, quello che rimane lì, senza reagire. Lo guardai… era sconvolto e con la schiena appoggiata al muro.
Mi avvicinai a lui e lo aiutai ad alzarsi.
<< Ora capisco perché tuo fratello non ti lascia mai solo.>> cercai di rendere il tono della mia voce più calmo
<<sei sicuro di non conoscere quella donna? Aveva una certa confidenza con te… >>
Sapevo che era un ingenuo ma non fino a quel punto… Non ero dell’umore di consolarlo. Avevo ancora le mani sporche del sangue dei miei lupi…
<< Credimi, non mi frega niente del bacio e, di certo, non sono geloso, ma devi di certo conoscerla. >>
Volevo smaltire la rabbia, lo guardai e trovai il modo per farlo… Del resto lui a malapena mi rispondeva…
Mi allontanai e chiuso a chiave la porta del negozio, tornai verso di lui lo feci alzare e girare in modo da avere il suo bel culo in mezzo alle mie gambe. Sentivo il mio membro crescere sempre di più e, farmi male, stretto nei pantaloni. Percepivo la resistenza del suo corpo, il suo non voler essere toccato in quel modo ma, me ne fregava ben poco di quello che voleva.
Avevo lasciato uscire la parte buona di me e ora, mi ritrovavo in questo casino.
E’ vero, non volevo rinunciare a lui.. ma volevo, in qualche modo, fargliela pagare per essere stato così ingenuo.
G
li tirai giù i pantaloni senza troppe romanticherie e lo liberai dai boxer. Slacciai i miei jeans e senza esitare entrai in lui. Lo sentì irrigidirsi a quel contatto, stringersi attorno ai miei centimetri. Lo presi con forza facendolo piegare sul bancone del negozio. Ad ogni affondo lo sentivo trattenere i gemiti che io non riuscivo a trattenere… Iniziai a mordergli le spalle, poi il collo e poi, tirata la sua testa all’indietro, passai alle sue labbra, dalle quali mi staccai solo per qualche secondo…
<< Ho ancora intenzione di aiutarti. Ti ho promesso che non ti lascerò solo.>>
Lo guardai negli occhi mentre tornavo a muovermi, sempre più forte dentro di lui… sentì il mio piacere arrivare al picco ed esplosi dentro di lui, lasciando uscire fuori anche la rabbia. Appoggiai la fronte sulla sua schiena, appagato e scosso dai gemiti…
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