MINIAPPARTAMENTO ANDERSON

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    CONTINUA DA LUOGHI DI FESTA - DIVERTIMENTO -CHIOSTRO E BASILICA DI SANTO STEFANO

    Dopo aver camminato a lungo arrivai finalmente davanti all’abitazione del Monsignor. Era un miniappartamento in un complesso di case di una decina di anni. Salii gli scalini che conducevano alla sua porta e mi accorsi che questa era aperta. Dopo quanto avevo visto nella basilica, ero preparato a qualsiasi cosa. Evocai due baionette che strinsi con forza prima di spalancare l’uscio con un calcio. Un urlo seguì alla mia entrata in scena, simile allo squittio di un topo. Entrai nel piccolo soggiorno composto da un divano a due posti e un tavolo di legno. Il rumore veniva dal cucinino sul lato. Mi fiondai al suo interno, pronto ad uccidere qualunque creatura vi si annidasse. Un ragazzo con un tunica bianca imbrattata di sangue era rannicchiato nell’angolo più lontano, la testa incassata tra le ginocchia e le braccia a coprirla in un vano tentativo di difesa.

    < Non farmi del male!>

    Urlò terrorizzato. Mi avvicinai a lui. Non sembrava stesse fingendo, anzi. Mi inginocchiai di fronte.

    < Dov’è Padre Ventura?>

    Lui alzò la testa, guardandomi con occhi spiritati.

    < Non… non sei uno di loro?>

    < Mi chiamo Alexander Anderson, sono un sacerdote inviato dal Vaticano per indagare su cosa sta succedendo in città. Tu chi sei e dov’è il monsignore?>

    Ripetei. I suoi occhi si spalancarono.

    < Padre… Padre Anderson?>

    Scoppiò a piangere, i nervi ormai ridotti a un colabrodo.

    < Mi chiamo Antonio. Faccio il chierichetto nella basilica. Dopo quello che è successo sono scappato e mi sono rifugiato qui, la porta era aperta e l’appartamento deserto, non so dove sia Padre Ventura.>


    < Cos’è successo nella basilica?>

    Lui deglutì, tirando su col anso.

    < E’ stato terribile… C’era un matrimonio, si sposavano due tra le persone più influenti di Littoria e io ero presente alla funzione. Stava andando tutto bene finché non è successo il finimondo. La situazione è degenerata e il testimone dello sposo… la ghigliottina, il sangue e… la testa dello sposo che rotolava per terra e quel mostro, quel mostro che ha causato tutto, la sua risata… la sento ancora adesso…>


    Sospirai. Quel ragazzo era completamente uscito di testa, qualunque cosa fosse successa in quella chiesa l’aveva scosso fin nel profondo, sembrava stralunato. Tuttavia, grazie alle sue frasi disconnesse, mi ero fatto un’idea su quant’era potuto accadere. Gli appoggiai una mano sulla spalla.

    < Va tutto bene, è finita.>

    < Sono scappato. Sono scappato, terrorizzato come un bambino davanti al peggiore dei suoi incubi reso realtà.>

    In quel momento una scossa di terremoto fece tremare i muri e tintinnare piatti e bicchieri. Tuttavia non era un semplice fenomeno naturale, potevo percepire distintamente il potere maligno nell’aria, era come se fosse stato generato da un’esplosione di energia oscura. Il ragazzo alzò i suoi occhi spiritati su di me, rossi dal pianto.

    < Io me ne vado, e le consiglierei di fare lo stesso.>

    Scossi la testa.

    <soni qui proprio per porre fine a tutto questo.>

    Lui si rialzò di colpo.

    < Allora le auguro buona fortuna, padre Anderson, ma io non intendo stare in questo posto dimenticato da Dio un solo istante di più. Se Monsignor Ventura tornerà le dica che mi dispiace, in caso contrario può considerare questa casa come sua.>

    Raccolse le sue poche cose e uscì di corsa come se avesse il diavolo stesso alle calcagna. Mi rialzai a mia volta e mi guardai intorno. Se non altro mi ero fatto un’idea sulla situazione attuale e in un modo o nell’altro avevo una base operativa. Le poche certezze di trovare il Monsignore ancora vivo si erano affievolite dopo il racconto del ragazzo. Era il momento di cominciare le mie indagini.

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    Non appena il ragazzo era scappato urlando avevo guardato le altre due stanze dell'appartamento.
    La camera era piuttosto piccola, con un semplice letto ad una piazza, una cassettiera con uno specchio e un armadio a due ante. Il bagno era ancora più piccolo, con dei semplici sanitari bianchi e una doccia incassata nel muro. Guardai quest'ultima grattandomi la corta barba incolta. Ce l'avrei fatta ad entrarci? Il monsignore doveva essere una persona mingherlina se riusciva a stra dentro a quella gabbia per polli, ma il mio corpo era decisamente più grosso!

    Con un sospiro tornai nel piccolo soggiorno, cominciando a sistemare le mie cose. Innanzitutto appesi una cartina della città al muro. Lì avrei appuntato tutti i rifugi delle creature che avrei intercettato.

    Il campanello suonò all'improvviso. Mi voltai di scatto verso la porta. Poteva essere il monsignore. Scossi la testa. Che idiota, se fosse stato lui di certo non avrebbe suonato, era casa sua! Tuttavia non percepivo nessuna energia oscura. Andai ad aprire. Un fattorino aveva una busta tra le mani.

    < Il Monsignor Ventura?>

    domandò guardandomi non troppo convinto. Scossi la testa.

    < Sono un suo collega, può dare a me.>

    dissi mostrandogli la croce appesa al collo. Il ragazzo annuì e, consegnatami la busta, ripartì in sella alla sua bicicletta. Guardai la busta. Non era corretto aprire la posta degli altri, ma la busta non era intestata a nessuno. Con un'alzata di spalle l'aprii e tirai fuori il biglietto. Era un invito per l'inaugurazione di un negozio di antiquariato. Stavo per gettarlo nel cestino quando mi sovvenne un'idea. In una città popolata da creature soprannaturali c'era la possibilità che un negozio di antiquariato vendesse oggetti magici. Se così fosse stato all'inaugurazione potevano esserci alcune delle creature che ero venuto lì a cacciare.

    Appuntai il biglietto sulla cartina dove doveva trovarsi secondo l'indirizzo.
     
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    Finii di sistemare i pochi effetti che avevo portato con me, il minimo indispensabile. Guardai l'orologio. Non mancava molto all'inaugurazione, ero curioso di vedere quali creature avrei individuato.

    Tornai nel piccolo bagno, guardando sconsolato la minuscola doccia. Con un sospiro di rassegnazione mi ci infilai dentro, rischiando di rimanere incastrato. Quella era la prima cosa da cambiare, decisamente!

    Mi diedi una lavata veloce, da quando ero arrivato dovevo ancora rinfrescarmi e ciò servì a riordinare anche le mie idee. Uscii alla doccia e mi guardai nel piccolo specchio.

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    Passai una mano sul mio corpo. A parte qualche simbolo angelico tatuato sulla mia pelle, i segni dell'esperimento per rendermi quello che ero non si vedevano, tuttavia ricordavo perfettamente il dolore che avevo provato in quei momenti, dolore che ero riuscito a superare solo concentrandomi sul perchè lo stavo facendo, per diventare il cacciatore perfetto.

    Mi rivestii, scegliendo degli abiti sobri tra i pochi che avevo portato con me. Nascosi la croce sotto la maglietta, in modo da sembrare una persona il più comune possibile.

    Uscii di casa, richiudendo la porta alle mie spalle. Avrei dovuto fare una serratura nuova, ormai ero più che sicuro che il reale proprietario non sarebbe mai tornato.

    CONTINUA IN LUOGHI CITTADINI - CITTA - LES TRESORS DE NADIYA
     
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    CONTINUA DA LUOGHI CITTADINI - CITTA - LES TRESORS DE NADIYA

    Entrai nel mio appartamento come una furia, un solo minuto in più passato nel negozio e avrei scatenato l'Apocalisse! Guardai l'orologio. Da quando ero arrivato in città dovevo ancora chiudere occhio, ma non potevo concedermi il lusso di riposare, c'era troppo lavoro da fare.
    Rovistai tra gli scaffali e finalmente scovai una caffettiera da 6 che misi sul fuoco. Entrai nella piccola camera e presi da sotto il letto la mia valigia. Da un'intercapedine segreta sotto il coperchio sfilai un fascicolo molto voluminoso e tornai in cucina.

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    In quei fogli c'erano tutte le informazioni e le foto che gli osservatori della Sezione XIII avevano raccolto sulle creature soprannaturali conosciute nel corso dei decenni. Cercai di collegare i volti nelle fotografie con quelli che avevo visto nel negozio. Dopo una decina di minuti la mia ricerca cominciò a produrre i primi risultati.
    Trovai un fascicolo sui fratelli vampiri Romanov. Riconobbi immediatamente la proprietaria del negozio. Le informazioni dicevano che i due viaggiavano sempre insieme, ma non mi sembrava di aver visto il fratello. Misi da parte la scheda e annotai su un blocknotes i loro nomi, quello di Dimitri con un punto interrogativo.
    Identificai il ragazzo che mi era venuto addosso come un licantropo originario del Brasile, che diavolo ci faceva lì? Anche lui aveva un fratello, ma non era l'uomo con cui l'avevo visto insieme, un altro licantropo di nome Noah. Scrissi tutti e tre i nomi, quello di Kevin sempre col punto di domanda.
    Per ultima identificai la vampira bionda, Emma Elizabeth. Non trovai niente invece sulla donna chiamata Iside, forse era semplicemente un essere umano con un grande carisma, nè sullo strano ragazzo con lei, ma il mio corpo l'aveva riconosciuto come creatura delle tenebre.

    Tolsi la caffettiera dal fuoco e versai il contenuto in una tazzona. Lo bevvi così com'era, senza aggiungerci zucchero. Rabbrividii disgustato. Il sapore era quello di un decotto di belladonna aromatizzato alla cicuta con due gocce di arsenico. Ma dovevo rimanere lucido.
    Tornai al tavolo. Cos'aveva detto il chierichetto prima di darsi alla fuga? Il matrimonio era tra due persone influenti. Presi un quotidiano del giorno prima, il monsignore non aveva mai ritirato quello odierno. Tra gli eventi in programma spiccavano le nozze tra Kristofer Bredisc e Iris Black. Non mi stupii di trovare le loro schede nel fascicolo.
    Il ragazzo aveva parlato dello zio dello sposo (che essendo morto cancellai dalla lista), e dopo un'altra ricerca trovai le informazioni su Armand. Guardai la mia lista. Ce n'era da scatenare una guerra con i fiocchi.

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    La dose da cavallo di caffè che avevo trangugiato non servì a nulla. Il sonno ebbe il sopravvento e mi addormentai lì dov'ero con la testa sopra i documenti.
     
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    Le voci in sottofondo che recitavano le litanie. L'odore dell'incenso che bruciava. Le fiamme guizzanti dei ceri tutt'attorno. I segni angelici scritti sul mio corpo con il vino dell'Eucarestia che a contatto con la mia pelle invece di essere freddo sembrava quasi caldo, come se fosse veramente sangue.
    E poi il dolore, mentre i simboli sacri penetravano nella mia carne fondendosi col mio corpo, con i miei organi vitali e incidendosi sulle mie ossa, come se fossero stati marchiati a fuoco.

    Mi svegliai di soprassalto urlando e per poco non caddi dalla sedia. Faticavo a respirare e ne capii il motivo quando mi accorsi che mi stavo comprimendo il petto con le mani con forza, come se stessi ancora cercando di strappare quei simboli dalla mia carne.
    Mi passai una mano sui corti capelli, respirando a fondo. Quello che era successo al negozio di antiquariato aveva fatto riemergere dalla mia memoria gli esperimenti, e soprattutto il dolore, che mi avevano reso quello che ero.

    Il mio cellulare squillò all'improvviso e per la seconda volta rischiai di cadere dalla sedia.

    <pronto?>

    < Finalmente, Anderson! Dov'eri finito, è la quinta volta che provo a chiamarti!>

    Sobbalzai a quella voce, era l'arcivescovo Enrico, il mio superiore all'interno dell'Organizzazione XIII.

    <mi perdoni Eccellenza.>

    mi scusai accorgendomi solo in quel momento che sul display c'erano 5 chiamate senza risposta.

    < Prima il monsignore, temevo fossi sparito anche tu! Aspettavo il tuo rapporto qualche ora fa.>

    A quelle parole il mio sguardo si rabbuiò. Guardai i fogli sparsi sul tavolo.

    < La situazione è peggiore di quanto avessimo ipotizzato.>

    Riferii loro quanto avevo scoperto nelle poche ore passate a Littoria.

    < Capisco. Se la situazione dovesse degenerare ulteriormente manderò gli altri membri dell'Iscariota, altrimenti puoi continuare la tua crociata solitaria. Sei il nostro miglior cacciatore e da solo agiresti con più discrezione. Oh, un'altra cosa: sostituirai il monsignore finché non arriverà il nuovo sacerdote.>

    Alzai gli occhi al cielo. Perfetto, potevo dire addio alla mia copertura!

    < Questo è tutto. Tienimi informato e che il Signore ti accompagni.>

    L'arcivescovo interruppe la chiamata. Guardai un'altra volta i fogli sparsi sopra il tavolo. Era orta di mettersi all'opera.

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    Indossai la giacca e, dopo aver messo i fascicoli inerenti alle creature che avevo identificato in una borsa, uscii di casa. Fermai un taxi e salii.

    < Alla basilica di Santo Stefano, grazie.>

    dissi all'autista.

    < Lei deve essere il nuovo parroco, vero?>

    Guardai l'uomo al volante stupito.

    < Sì, almeno finchè non ne manderanno uno stabile, per il momento sostituisco il monsignore. Si è già sparsa la voce?>

    L'autista rise.

    < Il vescovo ha dato l'annuncio oggi, un giovane prete avrebbe sostituto il monsignore che è andato a fare delle cure urgenti.>

    Feci un sorriso amaro. Allora era quella la versione ufficiale.

    < So che le hanno preparato una piccola festicciola di benvenuto, sa, le vecchiette della nostra diocesi sono molto devote e quando hanno saputo che sarebbe arrivato un prete giovane hanno organizzato subito un rinfresco per accoglierla!>

    < Che gentili, non occorreva!>

    esclamai sorpreso. Non era proprio quello che intendevo con discrezione e muoversi senza dare troppo nell'occhio, ma ormai non potevo farci niente. Mi appoggiai allo schienale del sedile con un sospiro, dando una rapida occhiata ai documenti senza farmi vedere dall'autista. L'idea di tornare in quella basilica non mi allettava per niente, ma non potevo sottrarmi ai miei compiti.

    CONTINUA IN LUOGHI DI FESTA - DIVERTIMENTO -CHIOSTRO E BASILICA DI SANTO STEFANO
     
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    CONTINUA DA LUOGHI CITTADINI - CITTA - PORTO DI LITTORIA

    Arrivai di fronte al mio appartamento e cercai di infilare la chiave nella serratura. Era stata cambiata, ma non me ne stupivo più di tanto. La Sezione faceva sempre il possibile per cancellare le proprie tracce. Lanciai uno sguardo verso le finestre. Non provenivano nè luci nè rumori dall'interno, a prima vista l'appartamento sembrava vuoto. Mi guardai intorno per accertarmi che non ci fosse nessuno nei paraggi, dopodiché estrassi dalla tasca un grimaldello e forzai la serratura. Un bravo membro della Sezione doveva essere capace di cavarsela in tutte le situazioni, anche quando una porta chiusa a chiave gli sbarra la strada.

    Entrai lentamente in quello che un tempo era stato il mio appartamento, richiudendo la porta alle mie spalle. Confermai che nessuno ci aveva più messo piede da quando me n'ero andato, a parte coloro che avevano cancellato ogni traccia del mio passaggio. Sollevai il pulsante del contatore e con sollievo le luci della cucina si accesero. Almeno avevo ancora la corrente!

    Presi un bicchiere dallo scolapiatti e lo riempii con l'acqua del rubinetto, dopodiché mi sedetti sul tavolo. Tirai fuori dalla borsa che avevo con me i documenti relativi alle creature soprannaturali presi in prestito sull'isola e li allineai di fronte a me. Trassi anche un taccuino e una penna, cominciando a buttare giù appunti e collegamenti tra un mostro e l'altro. Non avevo molto tempo prima che la mia assenza venisse allo scoperto e dovevo fare il più in fretta possibile.

    Riposi le carte nella borsa e uscii rimettendo tutto come prima del mio arrivo. La caccia aveva inizio, ma prima avevo bisogno di un caffè!

    CONTINUA IN LUOGHI CITTADINI - CITTA - BAR INSONNIA
     
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