ISOLA DELLE OMBRE

80 km dalla costa

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    Si estende per 36,3 km² di superficie, l'Isola delle Ombre, immersa nelle splendide acque azzurre del Mar Mediterraneo è una terra antica ricca di mistero.
    Ha poco più di 200 anime, gli abitanti dell'isola sono persone sfuggenti e taciturne, alcune legate ancora al culto pagano, altre devote alla fede cristiana, e una piccola comunità che risiede ai margini della foresta delle ombre, pratica tutt'oggi una delle religioni più antiche del mondo, il voodoo.
    Dista circa 80 km dal porto della cittadina di Littoria, l'unico modo per raggiungere l'isola è prendere il traghetto che parte alle 7.00 del mattino, si ferma all'isola, per ripartire solo prima del tramonto.





    Luoghi di interesse:

    La valle delle Ninfe
    Il tempio delle Sirene
    Il bosco dei suicidi
    La foresta delle ombre
    L'antica cittadella
    Le rovine della città sospesa
    Il vecchio Mulino delle Streghe
    Il cerchio di pietre




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    La costa nord-est ospita una base militare, il centro di addestramento della sezione XIII Iscariota, la fanteria dell'esercito Vaticano.
    Circondata da alte e robuste mura, nessuno sà cosa vi accade all'interno, quanti soldati ospita e nemmeno a quale progetto segretissimo stiano lavorando.


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    Edited by Iole88 - 27/3/2015, 01:31
     
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    PRIMA ROLE

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    Friburgo, 5 Marzo 2015.

    “ Illusione ipnagogica. ”
    E’ stata questa la diagnosi con cui il Dr. Krüger mi ha rapidamente liquidato,
    questa mattina, nel suo studio,
    dopo che ho trascorso la notte in clinica per sottopormi ad alcuni esami per i disturbi del sonno.
    “ Sono solo incubi, soldato. “
    Ma sono convinto, ora più che mai, che si sbagli.
    Non sono dei brutti sogni di cui può soffrire un bambino, ma è realtà.
    Visiva. Uditiva. Olfattiva. Tattile.
    … è come se attraversassi altre dimensioni,
    perché vedo e sento cose che non sono di questo mondo.
    Dovrei aver paura, ma non ne ho. Sono solo confuso.
    Tutto questo mi confonde.
    Perché io?
    Cosa vogliono da me?
    Non ho raccontato ciò che ho visto a Krüger e ne tantomeno a qualcun altro.
    Non mi fido a scriverle nemmeno in queste pagine.
    L’esperienza che i miei occhi stanchi hanno vissuto non può essere raccontata.
    Ricordata.
    Un mortale non ce la farebbe a reggere il peso di quelle verità.
    Ma io…
    Io non sono umano.
    Non lo sono mai stato.
    Vorrei solo che…
    Qualcuno mi desse una botta in testa e mi facesse finalmente dormire.
    So di non averlo fatto.
    Mai.
    So di non esserne capace.
    … perché sono intrappolato in un eterno cammino.


    Foresta Nera, 10 Marzo 2015.

    Sette soldati sono caduti sotto ai miei occhi.
    Le membra divorate dalle fauci di uomini lupo.
    Una pozza di sangue ha nutrito la madre terra.
    Non ho sparato alle bestie.
    Non subito almeno.
    Li ho guardati invece negli occhi vitrei
    Lentamente.
    Morire.
    Ho assistito all’agonia di quei corpi.
    La mente l'ha assorbita e
    quella scena si è congelata nelle pupille
    per intrappolarla.
    Li ho quasi invidiati.
    Ora sono liberi.
    La foresta nera è abitata da
    spettri di soldati affamati e distrutti.
    Forse. Un giorno,
    riusciranno ad avere la loro vendetta.
    Nella base alcuni uomini piangono.
    Non io.
    Non ho lacrime.
    Non provo nulla.


    Base militare di Hannover, 13 Marzo 2015.

    E’ quasi notte.
    Le luci nel dormitorio pian piano si stanno spegnendo.
    Vorrei che fosse giorno.
    Vorrei che l’alba non mi facesse aspettare troppo a lungo.
    … perché ho deciso di disertare.
    Sorgi maledetto Sole.
    Andrò lontano, senza alcuna meta.
    Guidato dall’istinto.
    Non so quanto ancora riuscirò a tener celati i miei piani.
    Sono sicuro che Zimmermann mi stia mentendo.
    ODIO ZIMMERMANN.
    LO ODIO CON TUTTO ME STESSO.
    Sono stanco delle sue menzogne.
    Deve darmi i nomi.
    Voglio sapere chi erano i miei genitori.
    Non mi basta più sapere cosa li ha uccisi.
    Ho bisogno di allontanarmi alcuni giorni.
    Sono stufo di obbedire e servire uomini
    che vorrei vedere impiccati con una fune al collo.


    Stoccarda, 17 Marzo 2015.

    “ Vorrei conoscerti. “
    Sono le parole di una giovane donna
    Incontrata nel parco di Wilhelma.
    Le avrò detto quattro parole,
    avrò risposto alle sue innumerevoli domande
    a monosillabe,
    ma ha continuato a voler passare
    il pomeriggio su di una panchina
    ad osservarmi.
    … io volevo solo contemplare la danza dei corvi.
    Ed invece ho visto la sua morte.
    Non che lei mi abbia detto che
    Soffrisse di una grave malformazione al cuore.
    Insisteva a voler capire cosa stessi nascondendo.
    Avrei voluto dirle che dentro di me
    C’è tutto e niente.
    L’ho tenuta per mano,
    non so cosa mi abbia spinto a farlo
    è la prima donna che incontro
    o almeno la prima che non abbia dovuto uccidere.


    Essen, 21 Marzo 2015.

    Vivo ai margini della società.
    Non ho nulla.
    Una famiglia. Una casa.
    Rubo per mangiare.
    Rubo per vestirmi.
    Rubo per spostarmi da un luogo all’altro.
    Ho ucciso dodici uomini.
    Quattro avrebbero voluto vedermi morto
    .. gli altri otto, li ho ammazzati solo per il piacere di farlo.
    Sono un peccatore Zimmermann?
    Guardami.
    Hai allevato un mostro.
    Le prediche non sono servite ad un cazzo.
    I tuoi insegnamenti … parole che ho disperso nel vento.


    Base militare di Hannover, 26 Marzo 2015.

    Carne lacerata.
    Il bruciore del sale che penetra nella carne
    Ha raggiunto la mia anima.
    L’ho vista. Chi altro può dire la stessa cosa?
    E’ una massa informe di nulla,
    viscida e oleosa come catrame.
    Soffocava un numero inimmaginabile di grida e lamenti,
    era come quel brivido che ti sfiora,
    quello che ti fa rabbrividire fino al midollo.
    Lembi di pelle scorticata.
    Ho sentito sangue nero e gelato
    Scorrermi lungo la spina dorsale.
    Il respiro che si mozzava in gola
    Il tremore incessante, gli spasmi involontari
    delle membra percosse.
    Ti senti onnipotente, vecchio?
    Ad ogni colpo di verga
    Ti ho regalato un nome
    degli uomini che ho ucciso.
    … andrai a dirlo al tuo Dio?
    La libertà ha un prezzo.
    Sempre.
    La mia schiena ne è la prova.
    Non ho gridato.
    Non mi sono pentito.
    Li ho maledetti invece.
    Tutti quanti.
    Ho fatto ritorno alla base
    Arrivando sulle mie gambe.
    Ho ancora bisogno di loro.
    Non sono pronto.


    Base militare di Hannover, 30 Marzo 2015.

    Ci hanno svegliati alle prime luci dell’alba,
    come tutte le mattine.
    Riuniti nel santuario a pregare
    con le ginocchia premute sul duro marmo.
    “Non siete degni di prostrarvi al cospetto di Dio” ,
    ci dice il predicatore.
    Molti soldati hanno il capo chino,
    timore reverenziale negli occhi.
    speranza e tenacia nel cuore,
    e pentimento nell’anima.
    Ripeto quei versi che mi hanno insegnato
    E non presto attenzione a quello che dico.
    Sono come un automa. Un robot.
    “ …rinuncio a satana e ad ogni legame occulto,
    alla sua opera sul mio spirito,
    alla sua opera sul mio corpo,
    e alla sua opera sulla mia mente,
    e a tutti i legami con ogni suo seguace. “
    La litania è lunga, una serie infinita di rinunce,
    molte delle quali le ho già infrante.
    Peccherò ancora. Molte volte e per lungo tempo.
    Il cibo alla mensa è disgustoso,
    non riesco a trattenerlo nello stomaco.
    Sono affamato.
    Ho bisogno di mettere sotto i denti,
    carne cruda e sangue.
    La notte sogno di cacciare…
    uomini e di saziarmi del loro dolore.


    Base militare di Hannover, 10 Aprile 2015.

    Ho trascorso gli ultimi 7 giorni in coma.
    Zimmermann è rimasto al mio capezzale.
    Romantico da parte sua,
    magari mi ha tenuto anche per mano.
    Sono La Cavia Di un sadico gruppo di ricercatori e
    genetisti finanziati dal Vaticano per scoprire i punti
    deboli e di forza degli esseri sovrannaturali.
    Il mio corpo e la mia mente ha subito di tutto, ma
    questa volta hanno trovato il mio tallone d’Achille.
    Le soluzioni saline.
    Ho sentito la carne sciogliersi come a contatto con dell’acido.
    Sottopelle danzavano le fiamme dell’inferno.
    Ho temuto di andare incontro all’autodistruzione.
    Un dolore inimmaginabile.
    Era finita.
    Il miglior guerriero dell’esercito Vaticano
    messo in ginocchio per del sale.
    Rido mentre scrivo.
    Sono sopravvissuto
    … ma il mio buon tutore ha ordinato che
    ogni giorno mi venga somministrata una piccola dose giornaliera.
    I tessuti devono assuefarsi al veleno.
    Gli restituirò ogni premura, può starne certo.


    Base militare di Hannover, 13 Aprile 2015.

    “ Hanno paura di me.”
    Evitano di incontrare i miei occhi.
    Evitano di parlarmi.
    Evitano di starmi accanto
    … perfino durante gli allenamenti.
    In missione poi non offrono copertura,
    non ne ho bisogno,
    nonostante le loro preghiere
    ho sempre fatto ritorno.
    Li osservo per ore,
    sono legati l’un l’altro.
    Cosa si prova ad avere fiducia nel prossimo?
    Prego.
    Di non scoprirlo.
    Mai.



    Base militare di Hannover, 16 Aprile 2015.

    Del rosso macchia le pagine di questo diario.
    Colpa delle mie dita insanguinate.
    Zimmermm mi ha inviato ad uccidere un uomo.
    Uno scomodo. Uno di potere.
    Ho eseguito gli ordini per compiacerlo.
    Nonostante mi ribelli deve continuare
    a credere di potermi manipolare
    come vuole e quando vuole.
    L’ho fatto ed è tutto vero.
    … è stato come nei miei sogni.
    Sono un fottuto mostro.
    Non come quelli per cui mi hanno addestrato ad uccidere
    … ma di più.
    C’è qualcosa di incredibilmente agghiacciante
    ... e di osceno,
    durante il processo. Tanto che ho dovuto
    sventrare il cadavere per coprire le tracce.
    Sono agitato.
    Tutt’ora.

    Base militare di Hannover, 17 Aprile 2015.

    Mi hanno appena comunicato
    che sarò trasferito nella XIII legione.
    per motivi disciplinari.
    Ho ucciso un soldato.
    Garrett Sims.
    Nei bagni comuni.
    Il morto era un peccatore , in un processo avrei potuto dimostrarlo
    … ma in verità, io so come stanno realmente le cose.
    C’è Zimmermann dietro ad ogni cosa.
    Evidentemente crede di aver trovato il luogo adatto per spezzarmi le ali.
    Non sa ancora quanto si sbagli.
    Tra pochi secondi le pagine di questo diario
    e le confessioni al suo interno,
    saranno date alle fiamme.



    E’ notte ed ho perso il conto dei giorni da che abbiamo lasciato la base di Hannover. Sento che stiamo attraversando la densa cappa dell’oscurità, secerna sempre qualcosa di spaventoso ed intrigante al tempo stesso, anche quando non possiamo vederla, ma ogni uomo sa che è lì fuori ad incombere minacciosa. Durante il viaggio più volte gli uomini che sono al comando hanno aperto lo sportellone del furgone, per controllarmi, per essere sicuri che fossi ancora vivo. Ho letto lo sconcerto sui loro volti, e l’orrore nel vedermi cosi calmo e silenzioso, mi è stato detto che un morto farebbe più rumore.

    Quando l’autoveicolo ha rallentato e si è fermato, ho capito che la destinazione era vicina, ed ho capito anche che qualcosa era mutato nel soldato che mi ha aperto e spinto fuori dal furgone. Ho colpito duramente l’asfalto, ho sentito la pelle lacerarsi ed il sangue scorrermi vivo sul viso. Con polsi e caviglie legate non sono riuscito a rialzarmi, sono rimasto a terra ai piedi dei soldati, ed uno di loro ha cominciato a prendermi a calci. Violentemente si è accanito sul mio corpo con urla, e farneticazioni.

    Mostro. Assassino. Devi morire, lui era mio amico.

    L’altro ha cercato di bloccarlo, finché non ci è riuscito. Sono riverso sull’asfalto e non riesco a respirare, estasianti quegli attimi in cui sono prigioniero in secondi di nulla, di oblio. Ma durano troppo poco, l’assalitore mi afferra per i capelli e mi fa inginocchiare. Mi obbliga a reclinare la testa, afferrandomi per i capelli, per permettergli di guardami in faccia.

    << Non meriti di vivere. >> , mi punta la canna delle Browning alla tempia. Gli occhi quelli di un pazzo.

    << James dannazione! Fermati. >> , il secondo si piscia sotto dalla paura.

    Inizio a ridere, tossisco sangue, ed un dolore lancinante si propaga lungo il corpo cosi intenso da togliermi il respiro.

    << Ti senti invincibile, adesso, ma sei un uomo senza palle, James. >>

    La mano gli trema, terrorizzato nel non avere il coraggio di concludere ciò che ha iniziato.

    << Avanti, fallo. Premi il grilletto, codardo. >>

    Per due lunghi minuti ci fissiamo negli occhi, e finalmente la vedo quella luce, sinistra, quella che annebbia la coscienza e ti riporta alle origini.

    << Basta cosi per l’amore di Dio. >>

    L’anfibio dell’altro soldato mi centra il petto, cado a terra ed il proiettile colpisce l’asfalto.

    << Consegniamolo e facciamo rientro alla base, soldato. >>

    James mi solleva afferrandomi per il braccio e mi sussurra lentamente, molto lentamente.

    << Dove stai andando sarà peggio della morte. >>

    Siamo ad un porto, ed una leggera pioggerella esala nell’aria odore salmastro e di salsedine. Un sintetico scambio di battute e mi ritrovo su una barca con sei soldati armati, rapidamente le luci della città si fanno sempre più piccole fino a quando non scompaiono del tutto.

    Sono circondato da una massa infinita di sale. L'odore mi rende nervoso. Quando una gocciolina , staccatasi dalla cresta di un'onda, mi si posa sul dorso della mano, un buco, un ustione infiamma la pelle colpita.

    Sono in trappola.

    E al buio.

    116 passi a sud.

    1620 secondi in auto.

    50 passi a est.

    38 scalini in salita.

    29 passi a est.

    1200 secondi di attesa.

    Mi hanno bendato e legato i polsi, la lunga canna di un kalashnikov punta minacciosa tra le scapole. Sento il respiro di tre uomini vicini, quello a sinistra è nervoso, e non è un soldato, la scarpa che tamburella sul pavimento ha la suola di cuoio. Non faccio domande, tanto non mi daranno risposte. So solo che due sere prima ho ucciso un uomo e all’alba del mattino seguente mi hanno prelevato dalla branda. Destinazione? Ignota. Dovrei avere paura, ma non provo nulla. Probabilmente mi restano pochi secondi di vita. Sarò condannato a morte.

    << Ucciderei per una sigaretta. >>

    Le mie parole bloccano il tic nervoso dell’uomo e l’arma mi viene spinta con forza nella carne, il mio cadavere domani riporterà i segni dei lividi insieme a tanta altra merda che ho addosso. Una porta si apre e sono sicuro che un paio di occhi freddi stiano puntando nella mia direzione, poi la grossa voce di un uomo, abituata a dare ordini, interrompe l’attesa.

    << Fatelo entrare! >>

    Sono loro a guidarmi, non faccio alcuna resistenza, 11 passi in avanti e la pressione di una mano sulla spalla mi obbliga a sedermi. E’ una sedia.

    << Toglietegli la benda. >>

    Mi viene strappata dagli occhi, la luce dei neon è terribile quando si è stati troppo a lungo al buio, impiego alcuni secondi a recuperare la vista dopo di che fisso negli occhi il grassone che mi sta scrutando come se fossi una merda secca schiacciata sul pavimento di marmo del suo splendido ufficio.

    << 10.66.8. tiratore scelto. Sei alla sezione XIII. Hai domande? >>

    Scrollo le spalle e continuo a fissarlo freddamente negli occhi.

    << Devo pisciare. >>

    Le dita grassocce sono ancorate al bordo della scrivania, assumono una sfumatura pallida quando si sporge per avvicinarsi al mio viso, crede di intimorirmi.

    << Essere qui, equivale ad una condanna a morte quasi certa, ragazzo , hai fatto dannatamente incazzare qualcuno per essere spedito da noi. E non stai certamente migliorando la situazione. >>

    Fa scorrere la mano su di un fascicolo, il mio, contiene tutto ciò che Zimmermann ha ritenuto opportuno far conoscere. Logicamente non tutto.

    << Le ripeto. Devo pisciare. >>

    ... ed inaspettatamente un pugno si abbatte violentemente sul mio viso, per inerzia rovescio la testa indietro.

    Lecco il sangue dal labbro spaccato.

    Il soggiorno sarà breve ed intenso.

    Ne sono più che sicuro.


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    :Anderson.png:

    CONTINUA DA LUOGHI CITTADINI - CITTA - PORTO DI LITTORIA

    Come sospettavo, il dolore era sparito. Ora che Littoria era a quasi 100 chilometri di distanza, i segni angelici non reagivano più. Ringraziai e salutai l'uomo che mi aveva dato il passaggio prima di scendere dal motoscafo e avviarmi sul molo. C'era una camionetta ad aspettarmi, simile a quelle dell'esercito, con un uomo alla guida e uno in piedi appoggiato al cassone. Quest'ultimo mi venne incontro non appena mmi riconobbe.

    < Padre Alexander Anderson, giusto? Salga pure, la accompagneremo al centro di addestramento.>

    Salii sul retro, appoggiando le due valigie al mio fianco, e quando anche l'uomo fu a bordo partimmo. Lanciai un'ultima occhiata al mare in lontananza, prima di chiudere gli occhi e riposare.
    Il viaggio fu breve, l'isola dopotutto non era poi così grande, e per tutto il tragitto il silenzio regnò incontrastato. Varcammo i cancelli d'ingresso che si chiusero immediatamente e qualche decina di metri più tardi finì il mio viaggio. Scesi dalla camionetta che ripartì senza che nessuno dei due mi rivolgesse la parola. Scrollai le spalle con indifferenza prima di raccogliere entrambe le valigie.

    < Padre Anderson, da questa parte!>

    Un ragazzo si stava sbracciando per attirare la mia attenzione sotto il portico di una costruzione. Lo raggiunsi e lui chinò brevemente la testa in segno di saluto.

    < La stavamo aspettando. Prego, da questa parte, le faccio vedere la sua stanza. Immagino vorrà riposarsi, non credo ne abbia avuta la possibilità.>

    Mi precedette all'interno dell'edificio, probabilmente uno dei dormitori del campo. Aprì una porta e mi invitò ad entrare.

    < Per qualsiasi occorrenza mi chiami pure, sono di guardia stanotte. Ha libero accesso ad ogni area del centro e può entrare e uscire a suo piacimento. Domani mattina la aspettano nel centro comando, è quell'edifico lì in fondo. Si metta pure comodo e buon riposo.>

    Entrai nella mia stanza, che assomigliava più ad una cella: un letto, un armadietto di ferro, un tavolo di legno con una sedia e dietro una porticina un piccolo bagno. Se non altro non dovevo dividerla con nessuno. Sospirai prima di appoggiare le valigie sul letto. Le aprii e cominciai a sistemare i pochi vestiti nell'armadio e le scartoffie sopra il tavolo. Guardai il letto. Nonostante tutto non avevo voglia di dormire, ora che finalmente mi sentivo meglio volevo sgranchirmi un po.
    Mi cambiai d'abito, abbandonando quei vestiti eleganti che difficilmente avrei indossato ancora e optai per qualcosa di più comodo. Fatto ciò uscii nuovamente all'aria aperta e mi misi a correre lungo tutto il perimetro della base.

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    :Anderson.png:

    Era passato diverso tempo da quando mi trovavo sull'isola. Trascorrevo le mie giornate ad addestrare i nuovi soldati di Dio, che mi vedevano (per non dire veneravano) some una creatura mitologica.
    Il dolore che mi aveva colpito poco prima di lasciare Littoria era ormai un lontano ricordo, qualunque cosa l'avesse scatenato al momento era svanita.

    Fremevo dal desiderio di tornare in azione, avevo lasciato troppe faccende incompiute, a cominciare dalla scomparsa del mio predecessore. Inoltre l'inattività che mi costringeva il mio ruolo di istruttore, tenendomi lontano dal campo di battaglia, mi stava logorando. Ero stato mandato per combattere la guerra santa contro le creature delle tenebre, non per allenare i futuri cacciatori.

    Per non parlare di un fatto che mi aveva colpito fin dal mio arrivo sull'isola: c'era un'intera ala dell'edificio principale in cui era proibito entrare a tutti, me compreso, fatta eccezione per Zimmerman e alcuni uomini a lui fidati. Era come se tenessero nascosto qualcosa, o qualcuno. La cosa era alquanto sospetta, ma per il momento non era accaduto niente che mi spingesse ad indagare ulteriormente.

    Guardai l'orologio. Per quel giorno avevo portato a termine tutte le mie mansioni e non avevo ricevuto ancora nessun nuovo ordine. Mi guardai intorno. I soldati erano radunati in mensa per consumare la cena e non c'era nessuno a pattugliare il cortile. Era il momento perfetto. Sgattaiolai all'esterno della base militare e raggiunsi furtivamente il porto. Nessuno si sarebbe accorto della mia assenza., almeno fino al mattino seguente.

    < Riportami in città.>

    dissi all'uomo sul pontile. Sobbalzò alle mie parole, non mi aveva sentito arrivare e dovevo averlo spaventato.

    < Ah, è lei reverendo.>

    sospirò rincuorato.

    < Non ho ricevuto nessun ordine.>

    proseguì poi confuso.

    < Te lo sto dando io, adesso.>

    ribattei fermamente.

    < Ah, c-certo, mi scusi.>

    balbettò imbarazzato prima di farmi salire sulla barca e accendere il motore. Mi voltai ad osservare la base militare. Il mistero che si celava dietro quelle mura poteva aspettare. Littoria no.

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